Coronavirus, volontaria racconta il cuore grande di Lucca

Donazioni anche da chi è in difficoltà, contributi anonimi da chi non vuole ringraziamenti pubblici: anche questo emerge nei momenti di emergenza
Il grande cuore di Lucca. Che anche in un momento di grande difficoltà non si smentisce mai. E l’umanità di chi ha bisogno e che quasi si scusa nel chiedere un aiuto.
A raccontarlo è Giulia Prete, volontaria della Croce Rossa Italiana a collaboratrice di Lucca in Diretta: “Una signora – racconta – ha donato 5 euro alla raccolta fondi della Croce Rossa scrivendoci Scusate ma di più non posso, sono disoccupata. Grazie per tutto quello che fate per noi. Un’altra signora in difficoltà alla quale dovevamo fare la spesa, in fondo alla lista ha scritto: Ho preso tante cose così non vi disturbo più. Sembra assurdo ma in una situazione disperata come questa c’è persino chi ci chiede “scusa”, chi si vergogna a chiedere aiuto“.
“C’è chi però – dice ancora – trova il coraggio e ci telefona con la voce rotta dal pianto e dalla paura, persone che ti ringraziano e ti riempiono d’amore anche se gli risolvi il problema più stupido. Rispondendo al centralino ogni giorno entriamo nelle case di decine di persone. Persone diverse, magari con problemi e necessità simili. Ma quei “grazie” pieni di commozione e gratitudine hanno tutti lo stesso suono, hanno tutti lo stesso brividino sulla pelle, lo stesso singhiozzo di pianto che fai fatica a nascondere davanti a tutti. C’è chi ci manda scatoloni “in anonimo” pieni di mascherine senza volere pubblicità e ringraziamenti. Aziende che nonostante la crisi ci riempiono la sede di donazioni. Un bimbo ci ha regalato dei fiori perchè gli abbiamo portato una medicina a casa, altri ci hanno fatto un sacco di disegni come se fossimo divinità dell’Olimpo”.
E ancora: “C’è chi ci porta la pizza, chi ci scrive poesie, chi nelle ultime settimane è entrato a far parte delle nostra famiglia e oltre a darci il cuore ce lo sta lasciando. Ormai sono passati undici anni da quando sono entrata in questo mondo. Ero una bimba. La prima sera al corso ci dissero Presto imparerete che non sono le persone a doverci dire grazie, ma siamo noi a dover ringraziare loro. Una frase che reputai folle, ma mi è bastato poco per capire che non c’è niente di più vero. Non sono cristiana, a dire il vero la mia “strada” la devo ancora trovare, ma ho sempre creduto nella resurrezione, in quel filo invisibile che ci unisce e ci fa sentire tutti fratelli“.
“E in questo giorno di festa un po’ anomalo e pieno di tristezza – conclude Giulia – non posso che ringraziare tutti coloro che mi hanno fatta commuovere e che hanno dato valore e gioia alla fatica. E penso di dirlo a nome di tutti i volontari d’Italia, i colori delle divise ora più che mai sono tutti uguali. Forza!”.