L’attività chirurgica sta per riprendere con nuovi vincoli

Riprende la chirurgia elettiva, fra nuovi protocolli e modelli organizzativi
Ora che la pressione sul sistema sanitario è diminuita rispetto alla Fase 1 dell’emergenza Coronavirus, la salute pubblica deve far fronte alla ripresa della chirurgia elettiva, cioè tutti gli interventi chirurgici che non hanno una funzione salvavita e sono stati sospesi per tutte le risorse alla battaglia contro il Covid-19. Anche durante il picco della pandemia sono sempre stati garantiti gli interventi essenziali, mentre tutti gli altri procrastinabili si sono accumulati.
Le strutture sanitarie e gli addetti ai lavori hanno una duplice sfida da vincere, ovvero organizzare al meglio il lavoro per soddisfare coloro che hanno lungamente atteso in tempi relativamente accettabili e rassicurare pazienti e familiari. Infatti oltre alle normali paure di una persona che debba sottoporsi ad un intervento chirurgico e il suo diritto ad un consenso informato, gli interessati vogliono anche essere ragguagliati sulla situazione della struttura durante l’emergenza, la situazione del personale (per esempio quanti sono stati infettati) e quali misure supplementari vengono adottate per evitare il possibile contagio.
Ci sono alcuni aspetti altamente visibili della prevenzione delle infezioni, come l’uso di dispositivi di protezione individuale e politiche e procedure per la pulizia di locali e attrezzature. Garantire che questi aspetti dell’assistenza siano comunicati e si manifestino visibilmente può ridurre l’ansia nei pazienti e nelle loro famiglie.
Sebbene molti sistemi sanitari stiano subendo significative riduzioni delle entrate derivanti dall’annullamento di interventi chirurgici elettivi, fra cui rientrano anche molti di quelli ambulatoriali, la ripresa di interventi chirurgici senza un piano globale integrato può portare a un’erosione della fiducia e pazienti che si rivolgeranno altrove. Non riguarda solo la posizione dell’intervento chirurgico, i test e la prevenzione delle infezioni, ma anche il riuscire a tenere conto delle aspettative dei pazienti e delle famiglie,
Un buon riassunto è racchiuso nelle parole rilasciate alle pagine di La Repubblica dal prof. Francesco D’Andrea, Presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva e Estetica: “Dopo la fase del lockdown la possibilità di poter riprendere la cura del corpo significa anche poter curare l’anima. Quindi sì alla ripartenza, ma con tutte le misure e i dispositivi in grado di assicurare al paziente e al personale sanitario la massima sicurezza, perché il picco della pandemia è passato, ma il virus è e rimane un nemico dal quale difendersi e con il quale dovremo ancora convivere“.
Bisogna fare molta attenzione alle offerte strepitose, con promesse di eccellenti risultati a prezzi irrisori fuori mercato anche nel mondo della chirurgia estetica. È in periodi come questi che persone senza scrupoli possono cercare con ogni mezzo di ricorrere agli interventi per piccoli inestetismi, quando è sufficiente una crema anti occhiale di qualità, un ciclo di linfodrenaggi contro la cellulite o un idropulsore dentale per un’ottima igiene orale.
Per fortuna parliamo di una piccola minoranza in un mare di professionisti coscienziosi che non vanno mai oltre le necessità dei pazienti, tuttavia i casi non mancano come per le truffe alle assicurazioni con falsi certificati medici in cambio di denaro.
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