Lucca, l’architetto Cattani: “Ricucire lo strappo tra centro e periferia”

La visione della città proposta dal membro del direttivo dei Custodi della città per gli stati generali della cultura
Sole, spazio e verde. Sono queste le tre prospettive attraverso le quali modellare le città individuate dall’urbanista Giovanni Michelucci nel 1970. A riproporle oggi in una nuova visione è l’architetto Claudio Pardini Cattani, del direttivo dei Custodi della città per gli stati generali della cultura.
“Avere una visione della città, significa intanto capire cosa si intende e cosa è la città oggi. E la città di Lucca in particolare, che gode della sua dimensione di medio piccola città, che connessa agli altri centri della piana lucchese, sfiora le soglie caratteristiche di area metropolitana – spiega -. I termini della questione urbana moderna, e quindi anche di Lucca, sono rappresentati da due obiettivi, apparentemente contrastanti ma largamente interdipendenti che sono: assicurare l’effetto città con la presenza di servizi urbani e la vivibilità ambientale e sociale, spesso messa in crisi da un sovraccarico di servizi e funzioni. Il raggiungimento di questi due obiettivi, interdipendenti, di effetto città e di vivibilità, restituiscono la città ideale, come la vorremmo, produttiva, a dimensione d’essere umano, ecologica, solidale, in un rapporto di equilibrio con l’ambiente e la natura”.
“In tale ottica il concetto di ‘centralità ottimale’è elemento da perseguire, a cominciare dal centro antico, dentro le Mura, in successiva reiterazione, in una sorta di città frattale, al di fuori di esse, nelle periferie, realizzando una rete di ‘ingredienti di urbanità’ che fanno la città e che restituiscono appunto l’Effetto Città e la Vivibilità – va avanti Cattani -. In tal senso, la mobilità sostenibile, l’accessibilità sostenibile, nel sistema urbano, variamente declinata in ragione della particolarità dei luoghi, appare fondamentale : occorre eliminare sovraccarichi e congestioni affrontando e procedendo con paradigmi alternativi, ecologici e moderni, rispetto a quelli attuali, alcuni già sperimentati, specie nel nord Europa“.
Per l’architetto è quindi importante non dismettere il demanio pubblico delle aree e degli immobili, ma semmai aumentarlo, “per esempio, portare finalmente a definizione l’ acquisizione della porzione degli Spalti a nord, occupati dall’ex vivaio Testi, e dall’ ex rifugio Carlo del Prete, garantendo con questo intervento e con una gestione corretta di tali spazi, il loro recupero e valorizzazione integrale e, cosa all’ordine del giorno, rinunciando a proposte di rifunzionalizzazione non congruenti con la Città, emerse nel caso della Manifattura tabacchi, di cui è indispensabile mantenerne l’integrità demaniale e rinunciare ad un utilizzo privatistico degli immobili e delle aree circostanti”.
“E’ importante che la rete di spazi interstiziali ancora liberi, dentro le Mura della Città e nella periferia, compresi gli edifici dismessi, siano ricompresi in un progetto organico di riequilibrio dei servizi e delle funzioni, prevedendo anche l’eventuale recupero della superficie a verde alberato, in luogo del costruito – va avanti Cattani -. Occorre bandire ogni ulteriore cementificazione e impermeabilizzazione di suolo che si sta rilevando causa di emergenze e tragedie, viste anche le criticità innescate dai cambiamenti climatici. In questa rete di nuove funzioni e servizi pubblici, il regime pubblico deve essere predominante, con l’obiettivo di realizzare momenti quotidiani di ricreazione e di socializzazione”.
“La ricucitura della città dentro le Mura con la sua parte nuova, esterna, può avvenire, oltre che con la realizzazione dei servizi e funzioni sopra accennate, anche con l’individuazione di percorsi/aree verdi ecologiche, che innervino il sistema urbano e ricomprendano e riconnettano a sud, il parco dell’acquedotto del Nottolini, l’area dell’antico Porto della Formica, quindi i Parchi verdi della periferia, gli Spalti, le Mura, il verde dentro le Mura, nelle vie, nelle piazze, all’interno degli isolati e, nord ovest, il Parco fluviale del Serchio, prestando particolare attenzione all’area ovest della Città, ricompresa tra il fiume Serchio e l’autostrada; area che negli anni 60 dello scorso secolo, gli urbanisti-architetti Quaroni e De Luigi, in una loro proposta di piano regolatore, per fortuna andata a ramengo, avevano ipotizzato dovesse ospitare l’espansione della Città di Lucca e andare a costituire la nuova Città – conclude Cattani -. Prendendo le mosse da questa ipotesi abortita, occorre ribaltarla completamente e prevedere e confermare per questa area un utilizzo naturale, connesso al Parco fluviale, eventualmente interessata da una pista ciclabile immersa nel verde“.