25 novembre, parla una dipendente Usl vittima di violenze: “Manca reale consapevolezza sul tema”

25 novembre 2020 | 17:34
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25 novembre, parla una dipendente Usl vittima di violenze: “Manca reale consapevolezza sul tema”

La donna: “L’auspicio è che possiamo trovare il piacere di una solidarietà vera, non solo dichiarata”

Nel giorno in cui si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, una dipendente dell’Usl Toscana nord ovest, che per anni ha subito violenza, ha avuto piacere e la forza di condividere un suo pensiero.

“Quest’anno – scrive – in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, fagocitati come siamo dall’emergenza coronavirus, non ci sono stati nemmeno i consueti convegni e incontri, ma questo sinceramente sarebbe il minimo. Ciò che invece continua a mancare, indipendentemente da qualsivoglia pandemia, è una reale consapevolezza sul tema, della violenza sulle donne. L’incapacità di riconoscerla in ogni suo aspetto”.

“Non è violenza finché non scorre il sangue, o meglio ancora, finché una donna non viene trovata morta ammazzata – scrive la donna – Solo in casi così estremi, prevale lo sgomento anche se comunque non manca mai l’idiota di turno che va in soccorso dell’assassino, interrogandosi sul comportamento più o meno etico tenuto dalla vittima. Questo atteggiamento, se in queste circostanze è un fenomeno abbastanza isolato, diventa diffuso in altre forme di violenza, considerate minori o di poco conto, quasi come se potessero rientrare nell’ordine delle cose. Troppo spesso, la gravità di certi comportamenti, intimidazioni, offese, minacce, diffamazione sui social, viene parametrata, passando dal giudizio morale della donna vittima di violenza. È questo retaggio culturale che sta alla base di tante denunce non fatte, di troppe donne ammazzate, violentate, stalkerate”.

L’indifferenza e il silenzio che serpeggia intorno alle donne vittime di violenza, genera ulteriore paura, senso di inadeguatezza e di colpa – si legge nella lettera – Infatti, l’isolamento sociale in cui troppo di frequente vengono confinate, incrementa in modo esponenziale il senso di solitudine, riducendo di gran lunga la possibilità di un vero e proprio riscatto”.

Dobbiamo imparare a guardare certi comportamenti con gli occhi giusti, in modo da poterli davvero vedere e riconoscere, impedendo al pregiudizio di opacizzare la vista e offuscare la mente – scrive – Chi uccide, stupra, picchia e perseguita, una donna è un delinquente, punto e basta. Così, in occasione di questo 25 novembre, l’auspicio, è che possiamo trovare o ritrovare il piacere di una solidarietà vera, non solo dichiarata. È la solidarietà che matura giorno dopo giorno dentro ognuno di noi, l’unica che può essere dimostrata nella vita di tutti i giorni, attraverso le piccole cose, un semplice gesto, una parola, addirittura un’intonazione della voce, altrimenti è finzione e si vede”.