“Mettere al centro la persona”, il Ceis presenta il bilancio sociale
Dopo quarantacinque anni di attività il centro prosegue con la propria mission nelle sue undici sedi operative
Quarantacinque anni dedicati alla cura delle persone più fragili della società, vittime di dipendenze, prive di casa o lavoro, malati, in fuga dal proprio paese, affinché abbiano la possibilità di conquistare dignità e autonomia e dispiegare le proprie potenzialità nella comunità in cui vivono, in poche parole: “mettere al centro la persona”. Sono questi gli obiettivi del Ceis, che ha portato avanti fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1976 ad opera di don Bruno Frediani, di monsignor Agresti e di un gruppo di volontari e che oggi viene rendicontata nella prima edizione del bilancio sociale relativo all’anno 2020.
Un documento che si presenta come una proposta del gruppo di lavoro da sottoporre all’assemblea dei soci, sulla quale potranno essere raccolti spunti di riflessione per il nuovo ciclo di rendicontazione sociale del prossimo anno.
Oggi, oltre alla sede legale e amministrativa di via Santa Giustina, il Ceis conta qualcosa come 11 sedi operative: la Comunità di Pozzuolo, la Comunità di Vecoli, la Casa Gardenia, la Comunità di Bicchio (Viareggio), la Comunità di Nocchi (Camaiore), Pachamama (Camaiore), la Casa famiglia Monsignor Giuliano Agresti, San Vito (Lucca), il Progetto Legami sociali a San Vito (Lucca), il progetto A te San Donato (Lucca), il progetto Mille mattine a Toringo (Capannori), il Cantiere Giovani in via del Brennero (Lucca). In questo elenco, non figura l’indirizzo della sede della Casa di accoglienza per vittime della tratta, in quanto indirizzo protetto.
Il bilancio sociale del Ceis, offre anche un excursus storico per conoscere in modo dettagliato l’evoluzione dell’associazione nei suoi primi 45 anni di vita. Così scopriamo che già nel 1982, ad Arliano, nasce una struttura che diventerà centro polivalente, una casa di accoglienza per sieropositivi e malati di Aids, un centro diurno, un centro di formazione professionale e un progetto serale. Nascono le cooperative “Nuova Giovani e Lavoro” e “Giovani e Comunità”, che nel 1991 diventeranno cooperative sociali. Inizia l’accoglienza dei detenuti in forma alternativa al carcere e agli arresti domiciliari. Nasce il Cesers ( Centro studi e ricerche sociali) promosso da Ceis e Enaip, poi divenuto nel 2002 Cesdop. Sempre ad Arliano prende forma il Centro nazionale del volontariato.
Negli anni a seguire prendono avvio i gruppi di auto-aiuto per sieropositivi Tam Tam (anche per persone esterne alle comunità). Viene aperto in forma ufficiale, ad Arliano, il Centro nazionale del volontariato con la presidenza di Maria Eletta Martini, la direzione di don Bruno e la vicepresidenza di Giuseppe Bicocchi.
In anni più recenti, nasce a Lido di Camaiore il progetto Pachamama per adolescenti che utilizzano nuove droghe. Successivamente nasce a San Vito la casa famiglia per sieropositivi. Nel 2008 il progetto per alcolisti della Casa Crisalide viene trasferito e integrato nella comunità di Pozzuolo. Nel 2011, in collaborazione con la Provincia e con la Prefettura, apre la prima accoglienza per i profughi richiedenti asilo provenienti dalla Libia.
Nasce il progetto ambulatoriale presso il Centro di Ascolto per persone che usano e abusano di cocaina. Nel 2012, la casa famiglia Agresti ottiene l’accreditamento sociale. Unica struttura in Toscana che accoglie persone Hiv positive e malate di Aids ad avere l’accreditamento.
Il bilancio sociale del Ceis è stato presentato nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamani (30 giugno), nella sede di via Santa Giustina, dalla presidente Sonia Ridolfi e dalla responsabile Ceis per i progetti scolastici Carla Caprio.
“Abbiamo redatto il bilancio sociale come richiesto a tutte le associazioni e quello che ne è nato è un percorso di 45 anni di evoluzione dell’associazione – spiega la presidente del Ceis Sonia Ridolfi –. Il Ceis infatti nasce quarantacinque anni fa da un gruppo di volontari e su richiesta di monsignor Bruno Frediani e il sostegno dell’allora arcivescovo di Lucca, monsignor Giuliano Agresti. L’associazione da quel momento è sempre stata presente nella comunità territoriale della piana lucchese, mostrando sempre attenzione verso gli ultimi, anche con azioni di supporto nella comunità locale. Le varie attività dell’associazione vanno dalla cura della dipendenza, alla marginalità più estrema, quest’ultima un’area ancora in evoluzione. Il Ceis si caratterizza per dare risposte alle emergenze più grandi che si presentano nel nostro territorio, come ad esempio l’uso di sostanze stupefacenti e il gioco d’azzardo che si sta diffondendo sempre di più tra i giovani. Gioventù con cui manteniamo aperti rapporti tramite la gestione del Cantiere giovani sul Brennero, vero polmone di contatto”.
“Le nostre collaborazioni si estendono anche con l’azienda sanitaria e con il Comune di Lucca, importanti sono stati i rapporti di vicinanza sviluppati durante la pandemia, ma anche con la Caritas e la diocesi di Lucca – prosegue la presidente Ridolfi -. Grazie al lavoro costante di tutti, alla flessibilità, alla capacità di tenere sempre alto lo sguardo verso chi si trova in maggiore difficoltà, siamo in grado di superare le legittime paure e angosce, per mettere l’interesse della Comunità al primo posto”. Un riferimento anche all’emergenza pandemica: “La volontà di garantire, nonostante tutto quello che l’emergenza sanitaria ha comportato, servizi di qualità e di elevato valore umano, ha determinato una forte spinta verso la formazione e l’aggiornamento. Accanto a tutte le azioni di formazione legate al contenimento della diffusione del Covid 19, ha infatti trovato spazio una forte partecipazione alle iniziative di formazione da remoto a cui sono seguiti momenti di confronto e di scambio tra le varie equipe”.
“La mia presenza fa da trait d’union tra la comunità e il mondo della scuola, con l’idea di proporre delle visioni alternative collaborando con i docenti e la struttura scolastica con progetti di educazione civica, non limitando l’attività alle sole scuole superiori – precisa la responsabile Ceis per i progetti scolastici Carla Caprio –. Un’attività, che quest’anno è stata difficile da proporre per numerose ragioni, ma che è un punto importante per l’associazione che rientra nel settore della prevenzione. Abbiamo infatti proposto quest’anno un lavoro molto intenso sul gioco d’azzardo e sullo sfruttamento del lavoro, registrando un buon riscontro di interesse tra i ragazzi”.