Paziente “fragile” aspetta da mesi la prima dose
La denuncia della figlia: “Nelle sue condizioni se prendesse il Covid non sopravviverebbe”
Una grave forma di enfisema polmonare e bronchite cronica, un terzo piano in centro storico e una prima dose del vaccino contro il coronavirus che non riesce ad arrivare. Sono questi i tristi fattori della storia di un uomo lucchese di 81 anni, una persona che a tutti gli effetti rientra nella categoria ‘fragile’, che ancora però non è riuscito a iniziare il ciclo di vaccinazione. A raccontarla è la figlia, sconcertata e inerme davanti a un sistema che sembra non essere in grado di arrivare a una soluzione.
“Mio padre, 81 anni, ha una grave forma di enfisema polmonare e bronchite cronica, abita al terzo piano in centro storico insieme a mia madre anche lei ‘fragile’, si sposta a malapena con il deambulatore e da un anno non mette piedi fuori casa, se non con l’ambulanza per le visite di controllo – racconta Elisabetta Giannini -. Entra ed esce dalla rianimazione. Avevamo prenotato ben due volte il vaccino, prima dose a domicilio, ma in entrambe le date mio padre era ricoverato d’urgenza in ospedale. Abbiamo allora ripetutamente provato a chiedere al medico di base per sapere quando fosse stato possibile avere il vaccino a domicilio, così come era stato fatto per mia mamma. Ma il medico ci ha detto che i sanitari incaricati di vaccinare si spostano soltanto quando raggiungono un certo numero di vaccini da somministrare a domicilio. Il punto è che mio padre, a oggi, non ha ancora fatto la prima dose. E ogni volta che viene ricoverato in fin di vita i medici, increduli, ci dicono che deve essere vaccinato assolutamente perché nelle sue condizioni non sopravvivrebbe al Covid. Ma come è possibile tutto questo? Come è possibile che un anziano con apparato respiratorio gravemente compromesso, quasi paralizzato nelle gambe, non venga vaccinato? Ci sentiamo inermi, non sappiamo più a chi rivolgerci”.
Un grave disagio per la famiglia. Ma sono tanti i problemi che emergono sul fronte anche del monitoraggio e dello screening del coronavirus. I disagi sono dovuti a ritardi nelle comunicazioni dell’esito del tampone. E’ quanto accaduto ad un giovane studente di Capannori, come racconta suo padre: “In settimana scorsa – spiega – mio figlio ha avuto sintomi di diarrea perdurati un paio di giorni. Poiché si tratta di uno dei sintomi più subdoli del Covid, abbiamo provveduto a prenotare un tampone attraverso il portale della regione Toscana, da eseguire sabato mattina presso Campo di Marte. Fatto il tampone, l’infermiera ci ha comunicato che il risultato sarebbe arrivato in 48 ore”.