Percorsi alternativi al carcere, in Lucchesia coinvolti 946 adulti

30 dicembre 2021 | 17:21
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Percorsi alternativi al carcere, in Lucchesia coinvolti 946 adulti

Sono 791 uomini e 156 donne. In aumento la fascia d’età tra i 18 e i 24 anni

A fronte di circa 70 detenuti presenti attualmente nel carcere cittadino ci sono 946 persone, a lunedì 20 dicembre, prese in carico dall’Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna) per quanto riguarda il territorio di competenza del tribunale di Lucca. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della giustizia si tratterebbe di 791 uomini e 156 donne, che seguono percorsi alternativi alla detenzione in carcere. Dall’inizio dell’anno ne sono state prese in carico circa mille e 600 in tutta la lucchesia di cui ne sarebbero rimaste circa 950 che tuttora usufruiscono dei servizi alternativi.

Persone maggiorenni, adulti, perché i minori seguono percorsi specifici. Il principale campo di intervento degli uffici di esecuzione penale esterna è quello relativo all’esecuzione delle misure e sanzioni di comunità; gli Uepe elaborano e propongono alla magistratura il programma di trattamento da applicare e ne verificano la corretta esecuzione da parte degli ammessi a tali sanzioni e misure.

I compiti ad essi attributi sono indicati dall’articolo 72 della legge 26 luglio 1975 numero 354 e dalle altre leggi in materia di esecuzione penale si esplicano in quattro aree di intervento: attività di indagine sulla situazione individuale e socio-familiare nei confronti dei soggetti che chiedono di essere ammessi alle misure alternative alla detenzione e alla messa alla prova; attività di elaborazione e verifica dei programmi trattamentali nelle misure e sanzioni di comunità; svolgimento delle inchieste per l’applicazione, modifica, proroga o revoca delle misure di sicurezza, su richiesta della magistratura di sorveglianza; esecuzione del lavoro di pubblica utilità e delle sanzioni sostitutive della detenzione; attività di consulenza agli istituti penitenziari per favorire il buon esito del trattamento penitenziario. Nello svolgimento di tali attività, gli Uepe operano secondo una logica di intervento di prossimità e di presenza nel territorio, a supporto delle comunità locali e in stretta sinergia con gli enti locali, le associazioni di volontariato, le cooperative sociali e le altre agenzie pubbliche e del privato sociale presenti nel territorio, per realizzare l’azione di reinserimento ed inclusione sociale e con le forze di polizia, per l’azione di contrasto della criminalità e di tutela della sicurezza pubblica.

Si tratta per lo più di uomini e di italiani che statisticamente per la maggior parte sta usufruendo di: affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare, e semilibertà. Seguono poi tutti quelli che hanno beneficiato della messa alla prova, libertà vigilata e lavoro di pubblica utilità, tra cui il numero maggiore per violazione del codice della strada e poi della normativa sugli stupefacenti. Sono più italiani che stranieri e i Paesi di provenienza con i numeri più alti sono nell’ordine: Marocco, Albania, Romania, Tunisia, Nigeria, Senegal e Cina.

Per quanto riguarda l’età, la fascia compresa tra i 25 e i 49 anni è quella statisticamente più rilevante.Spicca però il dato in aumento, rispetto al passato, della fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni, considerati dal ministero giovani adulti e che possono usufruire anche di servizi aggiuntivi rispetto agli adulti, come avviene per i minori. Il mondo penale e penitenziario è da sempre focalizzato sulla pena detentiva, tant’è che il primo pensiero che spesso viene alla mente in ognuno di noi quando sentiamo parlare di esecuzione penale è il carcere, con i suoi sistemi di sicurezza. In realtà, l’esecuzione penale esterna non può essere subordinata all’istituzione carceraria, come qualcosa che viene dopo la pena detentiva. A seguito di recenti impianti normativi, soprattutto di stampo internazionale, ci invitano a una riconsiderazione della sanzione penale da in

tendersi come community sanction, ossia una misura da vivere nella comunità e con la comunità, al fine di raggiungere l’obiettivo rieducativo sancito dalla Costituzione.