Cibo e vestiario ai poveri, da fine marzo senza sede l’attività della società San Vincenzo De’ Paoli

I responsabili dell’associazione lucchese lanciano l’appello: “Chiediamo ad enti ecclesiali e laici una eventuale ospitalità per continuare questa opera”
Si interromperà da marzo, se non verrà trovata una nuova sede di lavoro, l’attività caritatevole della conferenza della società di San Vincenzo De’ Paoli a Lucca, che svolge la propria azione in via di San Leonardo. L’associazione, infatti, ha ricevuto la disdetta dal parroco del centro storico, don Lucio Malanca, a partire dalla prossima fine di marzo.
I responsabili dell’associazione, che opera da 90 anni a Lucca, hanno così deciso di scrivere una ‘lettera ai poveri‘, che sono coloro che si rivolgono all’associazione per la distribuzione di cibo e vestiario, dopo le raccolte effettuate in città come quella dello scorso dicembre grazie a docenti e studenti di Imt.
“Carissimi poveri – si legge – purtroppo con grande dispiacere vi comunichiamo la notizia che l’ultima distribuzione gratuita avverrà il 29 marzo dalle 15 alle 17. Il parroco Don Lucio Malanca con comunicazione scritta ha deciso di toglierci il locale di circa 35 metri quadri di via San Leonardo 9 assegnato alla nostra associazione caricatevole dal 1933, con riconoscimento internazionale operante da novanta anni a Lucca”.
“Attualmente – spiegano dalla conferenza intitolata a Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù – siamo dieci volontari non retribuiti, giovani ed anziani, che da circa 14 anni si riuniscono il lunedì e venerdì pomeriggio per ricevere, selezionare, igienizzare e sistemare quanto offerto gratuitamente dai nostri sostenitori. Il mercoledì pomeriggio per distribuirlo gratuitamente a tutti i poveri della provincia che, entrando a due per volta, scelgono personalmente tutto quello di cui hanno bisogno”.
“Vogliamo – chiude la lettera – profondamente ringraziare tutti i nostri sostenitori che negli anni ci hanno permesso di donare centinaia di passeggini, lettini, vestiario bambini e ragazzi, uomo e donna, giubboni, scarpe, coperte, lenzuole, asciugamani, piatti, pentole, bicchieri e tanto altro a voi poveri senza riscaldamento, senza tetto, ultimi degli ultimi che in una media di duecento persone ogni mese venite da noi, rimasti aperti anche nei due anni di pandemia. Chiediamo ad enti ecclesiali e laici una eventuale ospitalità per continuare questa opera”.