Pfas, è nato il primo osservatorio ufficiale
È attivo dall’1 aprile con un sito dedicato in cui sono raccolti tutti i dati anche della Toscana
La Toscana insieme a Veneto, Lombardia e Piemonte sono tra le regioni italiane più a rischio di contaminazione da molecole Pfas, e la Lucchesia e il Pisano da bollino rosso, secondo un recente studio europeo (The forever pollution project). Per monitorare la situazione, nasce il primo osservatorio ufficiale sui Pfas, le cosiddette molecole eterne: perché gli organismi viventi e l’ambiente non sono in grado di metabolizzarli se non in centinaia di anni.
Una storia che ha inizio negli Usa quando la multi nazione Dupont spa accetta di pagare circa 700 milioni di dollari di risarcimento danni in una class action guidata dall’avvocato Billot, da quel momento il mondo intero ha iniziato a prendere coscienza seriamente delle molecole eterne, centinaia di sostanze chimiche create in laboratorio all’inizio per uso militare e via via utilizzate poi per decenni dalle industrie di mezzo mondo, tra cui alcune società italiane.
Negli Usa venivano utilizzate catene di carbonio a 8 atomi (c8 o Pfoa) uniti legati ad atomi di fluoro creando molecole indistruttibili e nocive per l’ambiente e per l’uomo proprio per questa invulnerabilità che comporta anche la peggiore delle caratteristiche: il bio accumulo. In Italia vengono utilizzati C6 o Pfas da varie industrie, principalmente concerie, cartiere e comparto tessile, per rendere impermeabili i vari prodotti. Ma con risultati disastrosi.
Dall’1 aprile è nato il primo osservatorio ufficiale sui Pfas e sul sito c’è ovviamente un link che riporta alla regione Toscana attraverso Arpat. Si legge in una nota: “Al via l’osservatorio Pfas, la prima piattaforma web italiana dedicata al tema. L’ente di ricerca per lo studio degli alimenti e della nutrizione (Fosan) è senza scopo di lucro, che si propone di formare e sviluppare, con adeguato fondamento scientifico e rigore critico gli studi, le ricerche, le inchieste nel campo degli alimenti, dell’alimentazione e della nutrizione. L’idea di promuovere un osservatorio sui Pfas nasce con l’obiettivo di diffondere, far meglio comprendere e soprattutto risolvere le grandi criticità legati al Pfas, e i metodi per contenerlo e ridurlo, grazie all’apporto di nuovi dati e nuove conoscenze, importantissimi per tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti nella sicurezza degli alimenti e dell’ambiente”.
“L’osservatorio Pfas – prosegue la nota – ha proprio l’obiettivo di fornire aggiornamenti, grazie a evidenze scientifiche, su: la situazione italiana dell’inquinamento degli alimenti da Pfas; l’analisi del rischio per le filiere agroalimentari; aspetti emergenti meritevoli di maggiore attenzione; i metodi analitici; le azioni possibili di recupero o contenimento. Il comitato scientifico, presieduto dal dottor Alberto Mantovani, riunisce esperti e ricercatori in campo alimentare, ambientale e giurisprudenziale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispraue, e di diverse università italiane come l’università di Padova, di Parma e di Roma, La Sapienza”.
“L’osservatorio ambisce a sensibilizzare tutti gli stakeholder circa la contaminazione ambientale e alimentare dovuta ai Pfas e a seguire l’avanzamento dei lavori riguardo una nuova normativa per la tutela dell’ambiente e della salute. Si rivolge, pertanto, a consumatori, associazioni di cittadini, agricoltori e allevatori, imprese, nonché alle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ambiente, della sicurezza alimentare e della sanità pubblica”.
In attesa della nuova normativa che entro il 31 dicembre dovrà entrare in vigore in Italia seguendo le indicazioni dell’Ue in merito ai Pfas, verso la soglia zero, e a pochi giorni dalla pubblicazione di Arpat di altri due dossier sui Pfas in Toscana, trovati ancora una volta in canali e in tutti i cetacei monitorati, la nascita dell’Osservatorio rappresenta sicuramente una novità importante verso maggiore comprensione di queste sostanze che non andrebbero utilizzate affatto per nessun motivo visto che sono già disponibili nuove sostanze che risponderebbero ugualmente alle esigenze produttive senza avere caratteristiche terrificanti per ambiente e salute dei Pfas.
In Toscana infine manca ancora uno studio sugli esseri umani come è stato avviato in Veneto a seguito della tragedia ambientale legata alla Miteni i cui processi sono ancora in corso.