Il centro storico è (anche) oltre le Mura: parola di piano operativo

5 febbraio 2021 | 09:14
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Il centro storico è (anche) oltre le Mura: parola di piano operativo

Prosegue il lavoro sulle conoscenze messe a sistema per redigere le nuove norme urbanistiche del Comune di Lucca. Tra le novità più rilevanti, un’idea di centro storico che abbraccia la città pianificata dei quartieri intorno alle Mura

Di cosa parliamo, quando parliamo di centro storico? Per chi abita a Lucca la risposta sembra facilissima: d’altronde da più di cinquecento anni c’è una possente cortina muraria, capolavoro di architettura militare, a contenere gli isolati più antichi.

Ma se non fosse per la forza di attrazione polare che esercita la città dentro le Mura, sarebbe senz’altro diverso lo sguardo sulla spina di Borgo Giannotti e sulla città pianificata che, in epoca postunitaria, ha iniziato a crescere. Quartieri urbani, questi ultimi, disegnati secondo un ordine, una razionalità che è espressione di un modo di vivere gli spazi riconducibile a una precisa fase storica: ampi marciapiedi e pavimentazioni, viali alberati, manufatti liberty e villini che conservano ancora oggi facciate dal gusto decò.

villa liberty

Episodi insediativi che comunicano un valore identitario al punto che i nuovi strumenti urbanistici del Comune di Lucca li includono nella definizione di ‘centro storico’. E non si tratta di una mera operazione d’accademia, tutt’altro: le fondamentali conoscenze stanno orientando norme che avranno il delicato compito di mantenere quell’equilibrio tra conservazione e propensione al futuro che, da secoli, rende Lucca riconoscibile.

piano operativo lucca

Un obiettivo che il piano strutturale approvato nel 2017 pone al piano operativo in corso di redazione e che apre la strada a una ‘rivoluzione’ culturale nel percepire la città e le Mura – finalmente viste come membrana osmotica in grado sia di trattenere e proteggere il proprio nucleo, sia di stabilire una relazione di scambio con l’esterno. La riqualificazione delle sortite San Paolino, Santa Croce e San Martino, così come il sottopasso di connessione col quartiere di Sant’Anna, sono a pieno titolo anteprime di questa visione.

piano operativo lucca

Gli strumenti urbanistici di oggi assumono dunque nella definizione stessa di ‘centro storico’ sia la città antica ‘drento’, sia la città pianificata secondo l’ampliamento disegnato da Benedetti del 1914. Una ‘Lucca fòra’ a maglia più o meno regolare, che accoglie funzioni moderne: lo stadio, il nuovo ospedale e prima ancora la stazione ferroviaria, i viali e le piazze che conservano ancora oggi, nella toponomastica, l’impronta postunitaria (piazzale Risorgimento, viale Regina Margherita, viale Cavour, piazza Ricasoli, tra le altre). E poi i pubblici macelli, con tanto di boulevard alberato, il mercato ortofrutticolo, i magazzini della manifattura tabacchi – a fare da quinta alla nuova città pubblica che volge lo sguardo verso le Mura affacciandosi sui viali di circonvallazione.

piano operativo lucca

Un’espansione che non è tutta uguale né coeva, che incontra vocazioni diverse del fare città e che restituisce al presente una composizione plurale, fatta di punti di accumulo asimmetrici con funzioni pubbliche importanti e punti di scarico che scontano una certa immaturità nella pianificazione.

Valori che sono stati studiati senza giudizio, analizzati e schedati nel grande lavoro di riordino delle conoscenze alla base del nuovo piano urbanistico coordinato dall’ingegnere Antonella Giannini e che la commissione consiliare presieduta da Gianni Giannini sta approfondendo in queste settimane prima di approdare alla disamina del quadro progettuale vero e proprio.

commissione urbanistica lucca piano operativo

“La città antica dentro le Mura – osserva l’assessora Serena Mammini – storicizza le epoche che l’hanno attraversata e le restituisce nei suoi rapporti tra costruito e spazio aperto. Pieni e vuoti hanno una loro capacità intrinseca di mantenere il proprio punto di equilibrio nel tempo: è questa la forza di Lucca, nelle metamorfosi che hanno trasformato interi isolati e in quelle che non si sono compiute, come la galleria coperta tra piazza Napoleone e piazza San Michele. Governare il territorio, per come lo intendiamo oggi, è anche consapevolezza di inserirsi in un processo con radici resistenti. Senza, sarebbe impossibile immaginare dove vogliamo andare e disegnarlo”.

piano operativo lucca

“Molte sono le comunità che la città murata tiene dentro di sé in una perfetta armonia: quella del lavoro e quella dell’istruzione, quella ecclesiastica e quella penitenziaria, quella dei residenti e quella, fluida, delle persone che arrivano a Lucca per viverne la facies monumentale o l’offerta di intrattenimento. Il piano operativo – continua Mammini – si sta confrontando con questa complessità, per arrivare a norme efficaci per ogni tessuto”.

L’ampio lavoro di analisi dei 179 isolati interni alle Mura – tanti ne ha riconosciuti il piano – e della città pianificata intorno è stato illustrato dall’architetto Michela Biagi di Terre.it, coordinatrice scientifica del nuovo strumento urbanistico insieme al collega Fabrizio Cinquini. Ogni singolo manufatto è stato oggetto di una scheda di dettaglio: sono stati classificati i tipi edilizi con la puntualità di un’urbanistica chirurgica, minuziosa, per poter arrivare a norme univoche e chiare. La città si svela in un corpus di conoscenze messe a sistema, informatizzate, pulite. Organizzate secondo schemi necessari: uso civile, militare, religioso, protoindustriale, specializzato – si pensi agli episodi eccezionali rappresentati in questo senso dall’ex ospedale Galli Tassi e del mercato del Carmine.

E ancora: palazzi con archi, con portici, ville, villini, case in linea, in schiera. Pure le coperture sono state etichettate con scrupolo, tra altane, terrazze, torri, omogenee, disomogenee, piane. Importanti infine le analisi dei fronti e quelle dei vuoti, come cortili, giardini e orti. Perché tutto concorre a identificare il sistema organico del centro storico, molecola per molecola. Anche le foto – di ieri e di oggi.

“Il piano operativo – conclude l’assessora all’urbanistica Serena Mammini – disattenderebbe il proprio compito di tenere insieme conservazione delle forme storiche e capacità di innovazione della città se scrivesse norme ‘ignare’ degli elementi che qualificano l’ambiente urbano. Ecco perché è importante condividere il racconto di come sono state messe a sistema le conoscenze e farlo nel contesto politico della commissione consiliare competente, in questo percorso ragionato e sensibile verso il progetto di piano”.