Terremoto, in Garfagnana ancora 150 fuori dalle case

Se li ricordano tutti, come fossero scolpiti per sempre nella mente e nel cuore, i calcinacci crollati dai tetti o dalle facciate delle case. Le loro case, che hanno, in molti casi, dovuto abbandonare. Costretti a lasciare le loro abitudini, spinti dalla violenza di un terremoto che per 149 persone non è concluso nel passato, ma è come continuasse nel presente. Eppure dalle 12,30 del 21 giugno 2013 (Articolo, foto e video) è trascorso ormai quasi un anno: per queste persone, in tutto 75 famiglie sparse nei comuni più colpiti della Garfagnana, il sisma di un’estate fa è ancora una “emergenza”. Le loro case sono inagibile e un’ordinanza vieta loro di farci ritorno. Ospitati da amici o parenti, hanno tutti dovuto cambiare la loro vita. Per queste persone l’ultima doccia fredda arriva dalla Corte dei Conti, che ha bloccato i 5 milioni di euro destinati ai contributi per i danni provocati proprio da quel sisma, inizialmente previsti nella legge di stabilità (Leggi). L’incertezza del passato, diventa così lo sgomento del presente.
“Siamo dimenticati – commenta Mario Puppa, sindaco di Careggine e presidente dell’Unione dei Comuni della Garfagnana – e veniamo trattati come cittadini di serie B: questo territorio ha già pagato a sufficienza e una burocrazia ridicola non può venire a dirci che c’è ancora da attendere per sperare di tornare alla normalità”.
Eppure in Garfagnana c’è chi non si lascia travolgere dagli eventi. Quelli naturali e, qualcuno dice, da quelli della politica. Almeno trenta persone inizialmente sgomberate da alcune delle 162 case che avevano riportato “danni gravissimi alle strutture”, come si legge nel riepilogo sull’emergenza sisma in Garfagnana, stilato dalla Protezione civile, si sono rimboccate le maniche da sole e non hanno atteso lo Stato. Hanno fatto a loro spese i lavori necessari a rientrare nelle loro abitazioni. Un diritto che si sono conquistati con il sudore, visto che a loro non è giunto ancora un euro di contributo. “Alcuni sono riusciti ad arrangiarsi – conferma il presidente Puppa – ma molti altri non ce la faranno a fare i lavori se qualcuno non interviene”. Questi altri sono proprio le 75 famiglie ancora in cerca di un futuro abitativo.
“Quella del terremoto in Garfagnana – sottolinea Puppa – è tutt’altro che un’emergenza che ci siamo lasciati alle spalle. Siamo stati trattati in maniera molto difforme da quello che è accaduto in altre zone colpite da terremoti, come ad esempio l’Emilia. In quel caso c’è stata una attenzione mediatica molto diversa e una risposta solerte da parte delle istituzioni anche in termini di aiuti alle popolazioni”.
La Garfagnana – e con essa anche la Lunigiana – pagano invece uno scotto ben maggiore, secondo il sindaco di Careggine: “Dal 1920 qui le abitazioni vengono costruite con criteri antisismici che sono tutti a carico dei proprietari – sottolinea il numero uno dell’Unione dei Comuni della Garfagnana -: questo è il motivo, e ci consola, per il quale forse non ci sono state vittime, ma è anche la ragione per la quale c’è stata fin dall’inizio meno attenzione ai nostri problemi. Questa gente, queste famiglie – aggiunge – però hanno già pagato a monte, contribuendo a rendere le proprie abitazioni più sicure. Questo ora si deve ritorcere contro di loro?”.
E’ la domanda che si fanno in molti, tra Minucciano – uno dei territori più colpiti – e Piazza al Serchio, per non parlare di tutti gli altri comuni dell’Alta Garfagnana, nessuno, o quasi, esente da una scia di danni provocata dal sisma del giugno scorso. Il numero di fabbricati con danni e su cui sono state compiute le verifiche di stabilità ammontano, in Garfagnana, a 1.188. In 518 di questi edifici le verifiche sono state compiute direttamente dai vigili del fuoco. Il risultato? 244 edifici inagibili, 162 dei quali con danni gravissimi alle strutture.