Un marchio unico per il marmo della Garfagnana

19 maggio 2014 | 14:33
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Un marchio unico per il marmo della Garfagnana

“Un progetto che ha diversi obiettivi: realizzare un marchio di origine che identifichi il marmo della Garfagnana, intercettare le nuove sfide rappresentate dai fondi strutturali e realizzare una filiera corta del lapideo, in modo che il marmo estratto possa essere lavorato sul territorio, creando cosi nuove  opportunità occupazionali”. Lugi Favari, presidente del neonato Consorzio Marmi della Garfagnana, riassume cosi i motivi che hanno portato alla nascita del consorzio che unisce dieci aziende del territorio specializzate nell’estrazione del marmo. La presentazione ufficiale c’è stata sabato mattina al Polo Tecnologico di Gramolazzo, di fronte alla presenza di diverse autorità istituzionali tra cui Raffaella Mariani. “La nascita del consorzio – ha detto l’onorevole del Pd –  è un risultato importante, un punto di partenza per tutelare un settore fondamentale per lo sviluppo e l’economia del territorio”.

La giornata è stata però anche un’occasione per fare il punto della situazione sulla questione delle cave e del Piano paesaggistico regionale. Dopo aver annunciato pubblicamente di essere pronti a trascinare la regione davanti al Tar, le imprese del lapideo tornano a chiedere un confronto con la regione.
“Abbiamo più volte chiesto di poter partecipare ai tavoli di confronto con le istituzioni e i sindacati, ma ancora non abbiamo avuto risposta – ha detto Gianni Simonelli, del coordinamento delle imprese lapidee del Parco delle Apuane. Da parte nostra la disponibilità al dialogo c’è e sappiamo che su qualcosa dovremo cedere. Su due cose però rimaniamo fermi: le cave devono rimanere aperte e nessun lavoratore deve perdere la propria occupazione”. Intanto sembrerebbero però arrivare buone notizie sul fronte istituzionale. “La sesta commissione ambiente, che sta discutendo la bozza del piano, ha fatto sapere che apporterà delle modifiche al documento prima di portarlo all’approvazione del consiglio regionale – ha continuato Simonelli -. Non sappiamo quali saranno queste modifiche, ma speriamo che possano andare nella direzione del buonsenso e della tutela dei posti di lavoro”.
Segnali di apertura al dialogo continuano ad arrivare invece dal Parco delle Alpi Apuane, il quale conferma la sua volontà a trovare una soluzione che possa tutelare allo stesso tempo l’ambiente e i posti di lavoro che derivano dalle attività estrattive.
“Nel nostro statuto c’è scritto si che dobbiamo tutelare l’ambiente, ma anche lo sviluppo del territorio e il benessere delle popolazioni interessate – ha detto Antonio Torre, vice-presidente del Parco delle Alpi Apuane. Sappiamo bene cosa significherebbe da un punto di vista occupazionale la chiusura delle cave e per questo, fin dall’inizio, la nostra posizione è stata chiara, anche se fortemente criticata dai comitati ambientalisti”.
Oltre alle aziende che hanno dato vita al consorzio e alla parlamentare del Pd erano presenti anche i sindaci di Minucciano, Domenico Davini, e di Vagli, Mario Puglia,  il consigliere provinciale Eugenio Tersitti, il Cosmave (Consorzio Marmi Versilia), e Claudio Romiti, presidente di Assindustria di Lucca.