Alce, parla il comitato Ambiente e Salute: “Aste chiuse, fallito il piano industriale”

“Biomasse del Serchio Srl e la cooperativa Terra Uomini Ambiente hanno diffuso un comunicato in cui dichiarano di non aver partecipato all’asta per la concessione degli incentivi statali. Pare incredibile, eppure si è recentemente replicata la stessa situazione di un anno fa. La differenza è che stavolta il fallimento del piano industriale dell’Alce parrebbe definitivo: le aste chiusesi ieri (27 giugno) sono le ultime previste dal decreto ministeriale del 6 luglio 2012 e, senza gli incentivi pubblici, il progetto a biomasse non è economicamente sostenibile”. A parlare, il comitato Ambiente e Salute della Valle del Serchio. “I motivi per cui Biomasse del Serchio srl non ha partecipato alle aste possono essere diversi e possono aver inciso contemporaneamente diversi fattori. Forse non si saprà mai con esattezza come è andata – prosegue il comitato -. Dopo 5 anni finalmente tiriamo un primo sospiro di sollievo e tuttavia non possiamo dire di essere soddisfatti: sarebbe stato di gran lunga più giusto che la fine della vicenda fosse stata conseguente all’assunzione di responsabilità dei politici e degli enti e autorità istituzionali coinvolte, piuttosto che al fallimento del piano industriale”.
“Ricordiamo che l’autorizzazione è stata concessa in barba a tutte le criticità, relative sia al progetto che al contesto territoriale, emerse solo grazie all’impegno e alla tenacia di quei cittadini che si sono costituiti nel comitato Ambiente e Salute. Rimane intollerabile che questo progetto sia stato autorizzato senza neppure una preventiva Valutazione di Impatto Ambientale e che, invece di tutelare gli interessi di tutta la cittadinanza, ci si sia appiattiti sulle posizioni di un’azienda privata che aveva ben altri interessi in gioco. Non si può proseguire su queste dinamiche: è l’ora di cambiare le cose alla radice impostando per la Valle un piano di sviluppo che la tuteli da possibili ulteriori minacce per la salute della popolazione e per una economia sostenibile. E’ d’obbligo innanzitutto una urgente riclassificazione del territorio rispondente alla reale situazione di pessima qualità dell’aria, in vista di un piano di risanamento. E’ d’obbligo verificare lo stato reale del sito Alce, in vista di eventuali bonifiche. Dopo il momento dell’emergenza inizia la partita per una riqualificazione del sito aziendale e della Valle in generale. L’esperienza maturata loro malgrado dai cittadini nella vicenda dell’Alce e in quella della Lucart ha affinato la loro sensibilità e competenza e rappresenta un baluardo contro ogni possibile futura minaccia per il territorio. Si spera che anche chi a diverso titolo partecipa al governo del territorio abbia tratto dalla vicenda motivi di costruttiva autocritica e di accresciuta consapevolezza . Quello che è successo negli ultimi 5 anni deve far riflettere seriamente anche sulle politiche sindacali. Non possiamo dimenticare che un piano industriale fallimentare sotto tutti i profili è stato sostenuto anche dai sindacati, ai quali addebitiamo la principale responsabilità di aver consentito che i lavoratori, contro il loro stesso interesse e contro quello dei loro concittadini, divenissero strumento di ricatto nelle mani di speculatori. Da domani si apre un nuovo capitolo della vicenda – conclude il comitato – e i protagonisti, che a vario titolo sono stati carnefici o vittime, dovranno confrontarsi per definire nuovi scenari per i lavoratori rimasti in carico all’azienda e per l’area stessa dell’Alce”.