Una carta geologica per ricordare l’eccidio nazifascista di Fornoli

Geoitaliani annuncia la pubblicazione – per la prima volta sul web – della carta geologica Lucca di Igino Cocchi del 1873, uno dei quattro fogli inediti in scala 1:50.000 (Lucca, Massa Carrara, Castelnuovo di Garfagnana, Pietrasanta), acquerellati a mano, esibiti e premiati all’Esposizione Universale di Vienna (come si legge in basso a destra su ogni carta). La scala, anomala per quei tempi, altro non è che l’ingrandimento di quella usuale 1:86.400 dello stato austriaco del 1833 su cui lavoravano tutti i geologi dell’area toscana in quegli anni.
La carta è lo spunto per ravvivare nella memoria collettiva un evento tragico, che ebbe come teatro gli splendidi scenari della Valle del Serchio. Il 18 luglio del 1944 a Bagni di Lucca si compì uno dei numerosi eccidi perpetrati dai nazi-fascisti in Toscana durante la seconda Guerra Mondiale, nelle cruciali fasi di arretramento delle truppe tedesche verso la linea gotica. Tra la primavera e l’estate del 1944 oltre 4mila civili furono uccisi nella regione, in attuazione della ormai documentata strategia di repressione della lotta partigiana attuata dai nazisti: terrorizzare e massacrare le popolazioni locali, principalmente nelle zone montuose come la Garfagnana, che meglio si prestavano a dar rifugio alla Resistenza. Sicuramente meno note dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, le fucilazioni di Bagni di Lucca, avvenute in due distinte località, causarono 13 vittime. “Vogliamo oggi commemorare – dicono i fautori di questa iniziativa – il 70esimo anniversario dei tragici eventi recuperando una testimonianza inedita delle esecuzioni che ebbero luogo a Fornoli, località posta a 4 chilometri dal centro di Bagni di Lucca, alla confluenza del fiume Lima con il Serchio, nel settore settentrionale della carta geologica, dove risaltano le meravigliose tonalità del verde scelte da Igino per rappresentare le unità alluvionali. Testimone delle fucilazioni fu un sacerdote, don Francesco Giampaoli, che fu chiamato a dare, prima dell’esecuzione sommaria, l’estrema unzione ai ragazzi visti crescere nella parrocchia del suo paese e passati alla lotta partigiana”. Ecco le parole di don Francesco in una lettera risalente al 1983 indirizzata all’amico Gianfranco Bondi, nell’imminenza del 40esimo anniversario: “Caro Gianfranco, mi sono fatto mandare dall’archivio di Fornoli, dove ho lasciato annotati tutti i fatti della guerra e dopo guerra, mi sono fatto, dico, mandare il discorso che feci nel 20esimo anniversario delle fucilazioni dei partigiani fatte dai tedeschi e alle quali io fui presente ed ebbi lo choc più grande della mia vita, e quasi svegliandomi dal sonno ho esclamato: ma un altr’anno 18 luglio 1984. Se sono vivo e sto discretamente voglio tornare lassù alla cerimonia del cimitero di Ponte a Serraglio e commemorare il 40esimo anniversario di quella triste sera e ricordare sul posto quei cari ragazzi che vidi morire sotto i miei occhi”.
Il ricordo di quell’evento traumatico e lo spavento dell’essergli sopravvissuto ritornerà continuamente nella mente del religioso, parroco di Fornoli per 45 anni, che affrontò con coraggio e altruismo la guerra, contribuendo a salvare molto famiglie, inclusa quella di chi vi scrive. “Oggi che don Francesco non c’è più – spiegano ancora gli autori della pubblicazione – sta quindi a tutti noi mantenere viva la memoria di quello che è stato, ma che non dovrà mai più essere. Salutiamo così un uomo di fede che in tempo di guerra, contrariamente a molti altri (anche di alto livello), non ebbe esitazioni su da che parte stare e come agire per il bene”.
L’articolo completo si può trovare sul blog della sezione di storia delle geoscienze della Società geologica italiana.