Cia lancia l’allarme: “Rischio stangata Imu per i terreni montani”

Allarme da parte della Confederazione Italiana Agricoltori Toscana Nord: con le nuove norme appena annunciate parecchi terreni, finora esentati dall’Imu perché situati in zona montana o parzialmente montana, dovranno pagare l’Imu. Fino a questo momento, infatti, i comuni montani non erano soggetti a questa tassa, mentre in quelli classificati non montani erano esenti solo quei terreni che, ai sensi di una norma specifica, erano situati oltre una certa altitudine. Adesso tutto questo non vale più.
“Dopo la riforma – spiega il presidente della Cia Toscana Nord, Piero Tartagni – a determinare se si paga o meno è l’altitudine del capoluogo: se questa è oltre 600 metri, i terreni sono esenti e, per la provincia di Lucca solo 4 comuni rientrano in tale categoria, Careggine, Giuncugnano, Sillano e Minucciano. Altri Comuni, come, ad esempio Castelnuovo Garfagnana o Gallicano, non avranno alcun tipo di esenzione, visto che queste cittadine sono al di sotto dei 280 metri di altitudine e, quindi, pertanto, pagheranno l’Imu tutti i terreni, anche se si trovano a 1200 metri di altitudine”.
Esiste, poi, un alto numero di comuni montani – finora totalmente esenti – in cui l’esenzione riguarderà solo gli agricoltori professionali iscritti all’Inps: si tratta di quei territori il cui capoluogo è situato tra i 281 e i 599 metri di altitudine, mentre al di sotto dei 280 metri, tutti dovranno pagare l’Imu. “Ma non basta: il Ministero dell’Economia – prosegue Tartagni –, a circa 20 giorni dalla scadenza Imu, non ha ancora pubblicato il decreto che prevede tutti questi meccanismi piuttosto complessi di calcolo. Saranno migliaia le persone interessate che dovranno verificare la nuova situazione in tempi estremamente ristretti, con il rischio di sanzione per i ritardatari o di calcoli errati. Persone che sapevano di non dover pagare per il 2014 e che, ora, a pochi giorni dalla scadenza, si trovano con le regole cambiate”.
Al di là di quello che sarà l’importo da pagare, “questo ci pare un forte aggravio – commenta Tartagni – che va a colpire particolarmente quei territori già in enorme affanno per la crisi economica, il dissesto idrogeologico e l’andamento climatico. Al contrario, queste zone avrebbero bisogno di politiche mirate a evitare l’abbandono con tutte le nefaste conseguenze che questo comporta”.
Per quanto riguarda gli uffici della Cia-Inac Servizi, ci adopereremo per dare assistenza a chi si rivolgerà a noi e “dobbiamo comunque rilevare – conclude Tartagni – una situazione di estremo affanno e disagio con la quale dovremo lavorare, visti i tempi e i meccanismi di questo preannunciato decreto”.