A Gallicano una fiaccolata per ricordare Vanessa

5 dicembre 2014 | 11:24
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A Gallicano una fiaccolata per ricordare Vanessa

A Gallicano c’era la fiaccolata anche quella maledetta sera del 7 dicembre di cinque anni fa, quando Vanessa Simonini venne uccisa, strangolata per un rifiuto, dall’amico Simone Baroncini, operaio pisano, la cui condanna a 30 anni in primo grado, è stata ridotta in Appello a 16 e confermata, nel novembre di un anno fa, dalla Corte di Cassazione. Anche quest’anno, domani sera (6 dicembre), si accenderanno le fiaccole in paese, ma il corteo silenzioso si muoverà tutto, per la prima volta, nel solo nome di Vanessa. Di Vanessa e le “altre”:le donne uccise, spesso da mariti, fidanzati, compagni o aspiranti tali. Quegli “angeli volati in cielo”, che sono diventati l’unico orizzonte della mamma della ragazza. La battaglia di Maria Grazia Forli, cominciata già quella notte quando arrivò la telefonata dei carabinieri che avvisava la famiglia dell’omicidio di Vanessa, è appena all’inizio ma dopo cinque anni, finalmente, è arrivata anche all’attenzione del Parlamento.

Grazie all’interessamento e al coinvolgimento di Raffaella Mariani, deputata del Pd, il 12 dicembre Maria Grazia sarà ascoltata in aula a Montecitorio. La sua proposta di rivedere la legge sul femminicidio e escludere gli sconti per le attenuanti in caso di omicidio volontario è stata infatti presa in considerazione. Tanto che il caso di Vanessa – purtroppo una tra le tante vite spezzati da uomini violenti e senza scrupoli – si accinge a diventare un caso nazionale.
E Maria Grazia ha tutto il paese con sé, istituzioni comprese. In tanti la accompagneranno nella marcia della morte il 6 dicembre: una fiaccolata che intende ripercorrere la strada fatta da Vanessa nell’auto di Simone, fino al luogo in cui venne strangolata dall’amico, che poi la condusse sul fiume, simulando un’aggressione per poi confessare il delitto ai carabinieri.
“Vivo per Vanessa – racconta la madre -, vivo per lei e per quelle come lei, finite dalle mani di uomini violenti e malvagi. La battaglia che ho intrapreso non è e non sarà facile. Devono cambiare troppe cose e non basterà cambiare una legge per salvare vite umane. Serviranno forse altri 30, 40 anni perché si arrivi a vere tutele e ad un cambiamento di punto di vista. Però lo faccio perché è l’unica cosa che mi fa tirare avanti”.

rob. sal.