Severa Spa, bilanci da rifare dal 2009. Il sindaco Giannini chiede un’assemblea

In seguito a perdite che hanno superato i 10 milioni, la società Severa Spa, quasi interamente pubblica, è in liquidazione. Ma la questione non è per niente chiusa. Almeno secondo il sindaco di Fabbriche di Vergemoli Michele Giannini. Lo ribadisce dopo la recente sentenza del 22 ottobre del Tribunale di Lucca, secondo la quale, spiega il sindaco Giannini, i bilanci della società di gestione e smaltimento rifiuti, dall’anno 2009 “non erano veritieri, come certificato già in quegli anni dalla società di revisione Bdo alla quale Severa aveva richiesto la redazione di una consulenza descrittiva della situazione economico-patrimoniale della società. Con la suddetta sentenza di primo grado il Tribunale di Lucca ha dichiarato nulla la delibera d’approvazione del bilancio d’esercizio 2009 adottata il 23 novembre 2010 e contestualmente condannato Severa al pagamento delle spese legali liquidate a favore del socio privato Sta Spa che aveva convenuto la società in giudizio”.
Il primo cittadino di Fabbriche, per questo, torna a ribadire che “noi abbiamo sempre votato contro questo stato dei fatti, in quanto già all’epoca non vi era prospettiva di continuità aziendale e perciò andavano persi oltre 450mila euro. Ora a cascata tutti i bilanci successivi dovranno essere modificati e tenere conto di questo accertato nella predetta sentenza, con palese aggravio della situazione attuale. A seguito di questo evento dalla gravità assoluta, anche perché basta ricordare che in questi anni Severa ha sperperato migliaia e migliaia di euro in consulenze che poi non ha recepito o in controversie che poi ha perso, ho provveduto a richiedere un’assemblea straordinaria della società”.
All’ordine del giorno, i riflessi della sentenza sui bilanci approvati dal 2010 in poi e lo stato della società, le azioni a tutela dei soci nei confronti dei revisori dei conti e del Consiglio di amministrazione, l’implicazione della sentenza circa le altre azioni legali già avviate da Severa.
“A parte tutte queste vicende – per Giannini – rimane il rammarico e il disagio per la leggerezza con cui si è distrutto un patrimonio collettivo così importante e per come si è messo in secondo piano l’interesse dei lavoratori e della comunità rispetto a quello di un’azienda che proprio quei soggetti doveva servire”.