Imprese del lapideo: “Con Pit a rischio lavoro e indotto”

“Eliminare la storica economia del marmo è l’intento del Piano Paesaggistico della Regione Toscana”. Così la pensa il coordinamento delle imprese del lapideo apuo-versiliesi, il consorzio Cosmave, Assindustria Lucca e il consorzio marmi della Garfagnana in un comunicato congiunto: “Sono stati annunciati un anno fa – spiegano, preannunciando una conferenza stampa a inizio gennaio – gli effetti nefasti del Pit della Toscana, e nel corso di questi 12 mesi il risultato raggiunto è ancora più allarmante e deprimente. E’ uno scenario già critico, poiché a seguito dell’adozione nello scorso mese di luglio alcune cave sono già bloccate con pronunce di decadenza e di inammissibilità e blocco delle nuove autorizzazioni richieste, ma l’effetto devastante nel breve e medio termine, sarà la contrazione gigante dell’economia del territorio, con lesioni irreversibili al tessuto occupazionale, imprenditoriale e patrimoniale. In questo clima di totale incertezza, che vede un testo licenziato dalla giunta regionale peggiorativo e punitivo, le aziende comunicano che, se la bozza verrà confermata, non vi sarà più, e fin da subito, alcun tipo di investimenti, né in cava e tantomeno nelle filiere produttive. Di conseguenza, tutti i valori occupazionali saranno rapidamente azzerati, contrariamente a quanto dichiarato alla stampa dall’assessore Anna Marson secondo cui “i posti di lavoro sono salvi”: nulla di più falso e distante dalla realtà. E tutto questo avviene mentre i dati ultimi diffusi da Confindustria dichiarano un tasso di disoccupazione allarmante destinato a salire ancora per tutto il 2015, e una crisi che ha determinato una feroce diminuzione dei consumi delle famiglie”.
“Dal momento in cui verranno meno i posti di lavoro – prosegue la note – non soltanto quelli direttamente connessi al settore lapideo-estrattivo, ma anche di tutto l’indotto, è legittimo chiedersi chi risponderà nel tempo del danno effettuato, e come prevede la Regione Toscana di rimediare in tempi brevissimi, che vanno dall’oggi ad un massimo di 5 anni, alla scomparsa di migliaia di posti di lavoro e a ricomporre un’intera economia storica. Ciò che sconcerta, altresì, è l’annientamento, voluto, programmato, legiferato, di un’identità comunitaria ferma e viva nelle sue tradizioni da secoli. Sono stati spesi 1 milione e 300mila euro per produrre un piano ciclopico di impianto puramente ideologico, pieno zeppo di errori, su cui gravano oltre 600 osservazioni e il cui risultato sarà solo la cancellazione di migliaia di posti di lavoro e la distruzione di miliardi di euro di economia faticosamente accumulata in intere generazioni. Per evitare un tale disastro sociale ed economico è necessario intervenire con una radicale revisione. Oltretutto, la Regione imporrebbe un Pit scelleratamente devastante per 4 milioni di cittadini non in piena legislatura, come dovrebbe essere, ma a soli due mesi dalle elezioni regionali”.
“L’Italia è alle prese, come gran parte del mondo – prosegue il comunicato – con una crisi economica senza precedenti, e la Regione Toscana mette la ghigliottina ad un’economia che, oltre ad essere particolarmente rappresentativa, è una delle poche che regge l’export. Secondo i dati di Confindustria Lucca, il lapideo è il settore che chiude con la crescita più consistente, e registra un incremento produttivo del +2,4% da gennaio a settembre 2014. I materiali bianchi delle Apuane sono la ragione dell’esistenza dell’occupazione e dell’imprenditoria toscana dell’estrazione e trasformazione del lapideo, e la ragione dell’esistenza e della tenuta della stessa sui mercati internazionali. Se si elimina la coltivazione delle cave, così come previsto dal Piano Paesaggistico, la contrazione dell’aggregato sarà inarrestabile sino alla sua completa scomparsa. Ma le perdite si conteranno, già nell’immediato, nelle gravissime perdite patrimoniali, nella perdita di competitività, e nell’impossibilità a ottenere commesse importanti vitali per le imprese, le cui ricadute andranno inevitabilmente a incidere sul territorio in generale. A titolo di esempio, si citano, la comunità di Levigliani che vedrebbe venir meno, oltre alla sua storia e al suo valore sociale e occupazionale, un valore, sottostimato, nell’ordine dei centocinquanta milioni di euro; la comunità della Garfagnana, il cui tessuto sociale ed economico ruota principalmente sul lapideo e rappresenta un valore occupazionale di 200 addetti diretti e oltre 100 indiretti, con un fatturato annuo di oltre 30 milioni di euro annui. Da ciò si può immaginare a quanti miliardi di euro ammonterà la stima di tutto il comparto lapideo regionale che verrà annullato”.
“Ogni mediazione è fallita dopo un anno di trattative – è l’allarme di imprese e associazioni di categoria – dove le imprese sono state puntuali, preparate, pazienti, e dopo un mese e mezzo di tavolo tecnico, non è uscita nessuna concertazione. Nessun suggerimento e nessuna proposta sono stati recepiti. Si è puntualizzato come per tutelare il paesaggio non si dovrà prescindere da due elementi portanti: il riconoscimento del paesaggio di Cava – la sua importanza e la sua storia – e il superamento della logica del puro divieto, insistente in diversi articoli. I tecnici e i legali hanno provato in tutti gli incontri a proporre in modalità propositiva e costruttiva la revisione di quegli articoli concepiti a comparto chiuso ma, l’unica risposta ottenuta è stato un no, su tutti i fronti. Le imprese, che conoscono bene la materia, hanno messo in evidenza tutti gli aspetti tecnici, come le osservazioni delle schede di bacino, hanno più volte sottolineato come le cartografie utilizzate fossero vecchie e contenevano errori. E’ stata suggerita una redazione in loco del piano attuativo al fine di realizzare quel contemperamento di interessi, tutela del lavoro e dell’occupazione, e tutela del paesaggio e dell’ambiente, lasciando ai sindaci l’opportunità di costruire un piano a misura del territorio, ma niente di tutto ciò è stato accolto. Le imprese da oggi prevedono solo dismissioni, non più di investimenti, se spariranno i paesaggi di cava assieme a loro sparirà un’intera economia, la storia e l’identità di un territorio. Le imprese e i lavoratori chiedono ai consiglieri regionali che intervengano fermamente al fine di scongiurare il peggio, e chiedono al presidente della Regione Toscana di confermare concretamente, all’interno del piano, quelle rassicurazioni più volte pubblicamente dichiarate sul futuro del territorio al quale non sarebbe venuto meno il lavoro e la crescita”.