Kme, stop al rame: arriva la coltura idroponica. E’ sciopero

Stop alla produzione di rame dai primi mesi del 2016 e riconversione dello stabilimento di Fornaci di Barga senza alcun licenziamento e riconversione alle coltivazioni idroponiche: dalla metallurgia, insomma, all’agricoltura. E’ questo il progetto choc di Kme presentato oggi (13 ottobre) all’incontro con il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm. L’azienda ha fatto sapere che contemporaneamente alla cessazione della produzione di rame attiverà un reinsediamento produttivo nello stesso sito al fine di rioccupare tutti (o quasi) gli oltre 600 lavoratori. Nessun accenno, invece, alle aziende dell’indotto, che, gioco forza, saranno messe in ginocchio da questa decisione. Ma la vera sorpresa sta nel futuro: l’azienda si specializzerà in colture idroponiche, trasformando lo stabilimento in una grande “serra” che con tecniche specializzate e ‘assistite’ produrrà piante nell’acqua, forse anche per il settore agroalimentare. Un passaggio che non avverrà, per ovvi motivi, in un giorno e che prevede una messa a regime dal 2016 al 2019. L’intero stabilimento andrà adeguato ma ancora non si conoscono i dettagli precisi sul piano aziendale e, soprattutto, su eventuali stop all’attività per i lavoratori.
Ed era inevitabile che fosse subito polemica: domani scatta già un’altra ora e mezzo di sciopero per le assemblee dei lavoratori. Da lunedì prossimo seguiranno altri incontri per confrontarsi più nel dettaglio sul progetto di riconversione, giudicato ancora troppo fumoso dalle sigle. Di certo c’è che lo storico stabilimento di Fornaci cesserà l’ormai secolare produzione di rame, che verrà trasferita in Germania. Il coordinamento dei sindacati esprime innanzitutto la “propria contrarietà per quanto riguarda la perdita di un sito industriale importante come quello di Fornaci di Barga, allo stesso tempo esprime cautela sul progetto di ridiversificazione così come illustrato che, seppur elemento positivo – sottolineano i sindacati – ha bisogno di essere valutato e verificato con attenzione riguardo la sua fattibilità, dentro una trattativa che si dovrà aprire immediatamente anche con il coinvolgimento dei soggetti istituzionali atti a garantire e monitorare l’esito positivo di un eventuale accordo”.
Sono state calendarizzate altre date per il proseguo della trattativa tesa al raggiungimento di un accordo complessivo che, a partire dalla diversificazione del sito di Fornaci, affronti il tema del ruolo del centro direzionale di Firenze, delle officine Lime così come il futuro dello stabilimento di Serravalle Scrivia che rimane dentro il perimetro produttivo della lavorazione del rame e che deve essere coerente con la sua salvaguardia produttiva. Domani si terranno le prime assemblee informative in sciopero per la durata di un’ora e mezza nello stabilimento di Fornaci di Barga. Seguiranno assemblee anche negli altri siti, come è ovvio: una decisione del genere, credono le sigle, potrà avere ripercussioni anche sugli altri stabilimenti in Italia.
Di sicuro l’annuncio dell’azienda ha lasciato a bocca aperta sia i sindacati che i lavoratori. Al di là dell’inevitabile crisi per tutto l’indotto, la preoccupazione maggiore riguarda il futuro dei dipendenti. L’azienda assicura che riassumerà tutti quanti, ma sono tanti i dubbi che si addensano ancora su tutta l’operazione. A cominciare dalle perplessità su un tale drastico cambiamento di settore: come sarà condotto il delicato passaggio che dovrà prevedere anche la “riqualificazione” e l’aggiornamento e formazione della forza lavora, fino abituata ad avere a che fare con la produzione del rame? Sono domande che passano di bocca in bocca tra i dipendenti dello stabilimento di Fornaci di Barga, colti veramente di sorpresa dall’annuncio dell’azienda. Del resto, hanno spiegato i vertici Kme, la produzione del rame in Valle del Serchio non è da tempo più conveniente e la volontà è quella di voltare definitivamente pagina. E, c’è da dire, in modo alquanto drastico.
Il piano dell’azienda. Quello che è in programma a Fornaci di Barga è la trasformazione di un sito “nel più grande stabilimento europeo di agricoltura idroponica”. E’ quanto spiega Kme in una nota dove si ricorda che il gruppo di Vincenzo Manes “ha sostenuto negli ultimi 10 anni perdite in Italia pari a oltre 200 milioni di euro ed effettuato investimenti per 130 mln” con la produzione del rame.
Secondo quanto spiega la nota della società, a Fornaci (la cui produzione, laminati e prodotti speciali, sarà trasferita in Germania “per ottimizzare la capacità produttiva”) verrà realizzato, su un’area di 40 ettari, “un impianto idroponico che impiegherà a regime 400 dipendenti con un investimento previsto di 50/60 milioni di euro nell’arco di tre anni”.
Previsto poi lo sviluppo, continua la nota, della Dynamo Social Valley a Campo Tizzoro, in stretto collegamento con le attività di Dynamo, “per la realizzazione nell’arco di tre anni di un polo di diffusione di imprese sociali dedicate a progetti di sostenibilità ambientale, salvaguardia del territorio e inclusione sociale”.
Quello che fino ad oggi era il centro direzionale a Firenze, “sarà trasformato in un Centro Servizi per tutto il Gruppo, con forte riduzione della struttura dirigenziale e utilizzo degli ammortizzatori sociali a livello attuale (o equivalenti più efficienti)”, spiega ancora Kme. Il futuro presentato oggi ai sindacati per l’azienda è un “concreto piano di rilancio imprenditoriale con reali prospettive di successo stabile e duraturo per tutti gli stake holders”, e il Gruppo è fiducioso “che le parti sociali coinvolte vorranno e sapranno condividere le scelte innovative proposte, che avranno tanto più possibilità di successo quanto più saranno frutto di spirito costruttivo e di collaborazione”.
Roberto Salotti