Due ipotesi per Kme: comunque salvi i posti di lavoro

La Kme di Fornaci di Barga potrebbe sterzare decisamente, rispetto all’ipotesi iniziale di riconversione dell’impianto per la coltura idroponica e tendere verso la conclusione di un contratto di joint venture con il gruppo Eredi Gnutti Metalli: sarebbe questo quanto emerso nella riunione tenutasi oggi (27 novembre) a Firenze, alla quale hanno preso parte tutte le Rsu aziendali, Fim, Fiom e Uilm territoriali e nazionali e Intek Group, che gestisce la controllata Kme partecipazioni. Dove sarebbe emersa la volontà di chiudere l’accordo di qui a fine anno. Ma la stessa azienda, la Kme, smentisce seccamente che sia tramontato il progetto della coltivazione idroponica e minaccia querele perché la presentazione di tale ipotesi sarebbe “tale da mettere a rischio le strategie della società, con possibili danni enormi per la Kme e i suoi lavoratori”. L’ipotesi della joint venture c’è ma necessita di altro tempo per essere definita. Se anche non dovesse andare in porto, tuttavia, ci sarebbero ancora i tempi per attivare l’iter per le coltivazioni idroponiche. Con lo stesso risultato: tutti salvi i posti di lavoro.
Il comunicato congiunto di azienda e sindacati dopo il summit di oggi chiarisce gli estremi della questione: “Si è svolto l’incontro sindacale tra la direzione aziendale Kme e il coordinamento sindacale nazionale, unitamente alle segreterie provinciali e le Rsu dei siti di Fornaci di Barga, Serravalle Scrivia e Firenze – si legge nella nota -. Durante tale incontro è stata fatta chiarezza sulla potenziale partnership industriale alternativa alla riconversione alla coltivazione idroponica dello stabilimento di Fornaci di Barga. È stato in particolare illustrato il progetto e considerati i tempi per addivenire ad una valutazione definitiva tra le due alternative oggi esistenti, l’azienda intende fin d’ora rassicurare le parti nel suo impegno a ricercare ogni soluzione volta al recupero occupazionale, anche attraverso eventuali progetti di riconversione produttiva e il ricorso agli ammortizzatori sociali”.
Secondo quanto emerso in prima istanza dall’incontro fiorentino la nuova veste giuridica potrebbe dar vita ad un grande gruppo di dimensione nazionale che opera nel campo metallurgico: tralasciando, nel caso questa occasione dovesse concretizzarsi, l’ipotesi di riconvertire l’azienda nel settore dell’agricoltura idroponica. A confermarlo in parte è Narcisa Pellegrini, della Fim Cisl Lucca, presente all’incontro: “Oggi doveva essere un appuntamento spartiacque – afferma – per decidere se andare in una direzione o nell’altra. Essendo stati confermati i propositi da parte del gruppo Gnutti di stipulare un contratto di joint venture con la Kme, ecco che si va in quella direzione da qui a fine 2015. Questo significa che si potrà anche continuare a produrre rame e che, dato più importante, i livelli occupazionali a Fornaci di Barga saranno mantenuti intatti. La conversione in azienda del settore idroponico potrebbe tornare di attualità solo se l’accordo saltasse: è una strada parallela che resta eventualmente percorribile”.
Nel frattempo i dipendenti dello stabilimento hanno usufruito del contratto di solidarietà: “E continuerà così fino alla conclusione dell’accordo, quando tutti i dettagli tecnici saranno messi al loro posto – prosegue Pellegrini – anche perché l’ipotesi cassa integrazione sarebbe stata percorribile soltanto nel caso di riconversione dell’attività”.
Non solo: l’ulteriore buona notizia che filtrerebbe dalla riunione fiorentina – tuttavia non confermata ufficialmente dai sindacati né, nello specifico, da Pellegrini – sarebbe la previsione di un premio di produzione per i dipendenti pari a 450 euro. Contratto di solidarietà, dunque, prorogato, rispetto alla sua scadenza naturale, fino a marzo e premio di produzione che verrà erogato il 12 dicembre. Della questione si parlerà, a livello provinciale, in un’assemblea che si terrà il prossimo mercoledì (2 dicembre).
Inizialmente, tuttavia, si era appreso – come del resto da giorni riportano voci di corridoio e quotidiani – che l’ipotesi della coltivazione idroponica fosse ormai destinata ad andare in archivio. Sulla questione specifica, in serata, arriva una secca smentita da parte della Kme: “La direzione aziendale – si legge nella nota ufficiale dell’azienda – intende informare che quanto apparso sul giornale online Luccaindiretta – scrive l’azienda in riferimento all’ipotizzata messa da parte del progetto dell’agricoltura idroponica – non corrisponde alla verità di quanto dichiarato da Kme durante l’incontro tenotosi oggi. In particolare le dichiarazioni attribuite alla signora Narcisa Pellegrini sono estremamente gravi, non solo in quanto totalmente false, ma perché tali da mettere a rischio le strategie della società, con possibili danni enormi per la Kme e i suoi lavoratori. Per questi danni, la Kme riterrà la signora Pellegrini direttamente responsabile e si riserva di perseguire le vie legali. Inoltre, un tale atteggiamento nuoce gravemente alla tenuta dei rapporti sindacali che fino ad oggi sono stati gestiti da entrambe le parti con intelligenza e massima comprensione della criticità del momento”. Questo anche se la sindacalista della Fim Cisl non ha mai parlato di addio al progetto di coltivazione idroponica: la voce si era invece diffusa con insistenza nei giorni scorsi tra i lavoratori ma l’incontro di oggi a Firenze ha fatto finalmente chiarezza. In sostanza il risultato raggiunto al tavolo sindacale è che i posti di lavoro saranno comunque salvi: c’è in ballo la joint venture con Gnutti, se non andrà in porto – è stato spiegato – ci sono ancora i tempi tecnici per attivare l’iter per la coltivazione idroponica e salvare comunque l’occupazione.
Paolo Lazzari