Aumento tariffe Trenitalia, Baccelli sta con la Lucart

Sulla vicenda sollevata dai vertici di Lucart, una delle aziende cartarie più grandi d’Europa, costretta a rinunciare al trasporto su rotaia per il rincaro del 15/20 pe r cento imposto da Trenitalia sulle tariffe, interviene il presidente della commissione infrastrutture e trasporti della Regione Stefano Baccelli (Pd): “I rincari delle tariffe rischiano di vanificare l’impegno dell’azienda, che ha deciso di puntare sul trasporto su rotaia delle materie prime verso gli stabilimenti lucchesi, e anche di bloccare gli investimenti già pianificati per la riattivazione dello scalo di Castelnuovo Garfagnana, che potrebbe essere utilizzato anche dalle altre aziende del territorio. Un piano che toglie 2.500 tir all’anno dalle strade, riduce l’impatto sul traffico e sull’ambiente, con l’eliminazione del 75 per cento di emissioni”.
“E a rischiare di di essere vanificato da tariffe che non risultino più competitive con il trasporto su gomma – prosegue Baccelli – è anche l’impegno profuso degli enti locali e della Regione Toscana per favorire il trasporto delle merci sui treni, che si è realizzato con i potenziamenti delle linee e degli scali. Basti pensare proprio alla Lucca-Aulla, con interventi infrastrutturali, il rinnovo del materiale rotabile e il piccolo ma efficiente scalo merci di Minucciano”.
“Si tratta di un paradosso insostenibile – dice il consigliere regionale – da una parte assieme agli enti locali realizziamo un’opera da oltre 30 milioni, come il nuovo scalo merci del Frizzone, per aumentare la competitività delle imprese del settore cartario e al contempo mitigare l’impatto ambientale del trasporto merci, e dall’altra rischiamo di vanificare questi sforzi a causa di tariffe insostenibili e non competitive. Per questo, presenterò una mozione affinchè il presidente Rossi e l’assessore regionale alle infrastrutture Ceccarelli si attivino sulla vicenda per cercare una soluzione, e in generale con i vertici di Fs e Trenitalia per evitare che i rincari imposti si traducano in un passo indietro anacronistico, che mette a rischio investimenti e buone pratiche già avviate”.