Migranti per salvare i vecchi borghi, il modello Riace piace a Giannini

26 aprile 2016 | 15:59
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Migranti per salvare i vecchi borghi, il modello Riace piace a Giannini

In viaggio dalla Toscana alla Calabria, precisamente a Riace, per toccare con mano l’esperienza costruita nel piccolo centro in provincia di Reggio. Un’esperienza che ha fatto il giro del mondo e portato alla ribalta il sindaco, Domenico Lucano, che oggi ha incontrato il presidente Enrico Rossi e una delegazione di piccoli Comuni toscani capeggiata da quello di Prato (nonché presidente di Anci Toscana) Matteo Biffoni. Si è voluto capire come la sperimentazione dell’accoglienza dei migranti sia diventata una buona pratica a livello internazionale.

Oggi ha incontrato il sindaco Domenico Lucano, recentemente inserito dalla rivista americana Fortune nella classifica dei 50 leader più influenti del mondo per il suo impegno nel campo dell’immigrazione dopo aver fondato la lista di cittadinanza “Un’altra Riace è possibile”, sull’onda culturale dei Social forum, e aver vinto le elezioni dal 2004 ad oggi. Il Comune di Riace, nemmeno 2.000 abitanti, in questi anni anni ha dato ospitalità ad oltre 6.000 immigrati che con la loro presenza e grazie ad un programma di inserimento e di accoglienza innovativo e a basso costo hanno fatto letteralmente rinascere socialmente ed economicamente la cittadina in provincia di Reggio Calabria. Oggi 400 di loro vivono e lavorano a Riace.
“Questa visita – ha detto Rossi – ci da lo stimolo a sperimentare in Toscana qualcosa di analogo, per dare aiuto al ripopolamento di alcuni comuni, soprattutto quelli dell’Appennino. Ma anche per offrire ai migranti, quelli già riconosciuti come rifugiati o comunque in possesso di un permesso umanitario e quindi regolarizzati per un periodo di tempo lungo, la possibilità di insediarsi, di fare formazione, di svolgere attività. Una presenza che può riattivare borghi e paesi sia in termini di attività commerciali ma anche di servizi, penso soprattutto alle scuole. Con i sindaci credo ci sia stato un apprezzamento unanime di questa iniziativa che proveremo a mettere in pratica. È un esempio da seguire – ha concluso – ci riusciremo anche noi”.
Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, temeva che “in così breve tempo non sarebbe stato possibile illustrare e spiegare il modello. Questa visita dalla Toscana è stata un’iniziativa bellissima. Mi auguro ne siano nati spunti per realizzare anche in Toscana qualcosa di analogo. Nelle occasioni pubbliche continuo a ripetere che quello che stiamo facendo è riconducibile ad una dimensione di normalità, di rapporti umani. Non ci vedo niente di eclatante. Un’opportunità per i piccoli borghi abbandonati, non solo della Calabria ma di tutta l’Italia”.
Per Matteo Biffoni “era doveroso per Anci Toscana accompagnare alcuni dei nostri sindaci per vedere con i propri occhi e parlare con il protagonista di questa esperienza. La Toscana sta facendo la propria parte nell’accoglienza dei migranti ma poiché la situazione diventerà sempre più complessa, diventa necessario affinare i propri strumenti, essere sempre più efficaci e trovare soluzioni con l’aiuto del territorio. Quella di Riace potrebbe essere un’esperienza ripetibile da noi”.
Molto positivi i giudizi e le sensazioni espresse dai sindaci che hanno preso parte al viaggio. “Un grazie alla Regione – ha detto Michele Giannini, Fabbriche di Vergemoli – per aver aperto gli occhi su alcune iniziative che possono essere realizzate per migliorare l’accoglienza dei migranti ma anche per migliorare la condizione della nostra popolazione e dei nostri borghi. Due esigenze che possono andare a braccetto senza collidere tra loro”. “Il modello di accoglienza di Riace – secondo Francesco Limatola, Roccastrada – è una bella esperienza che ci fa capire che nel momento in cui si alzano i muri alle frontiere in varie parti del mondo qui invece si abbattono. Un grande progetto che ha coinvolto tutto il territorio, arricchendolo. Anche il modello toscano è stato molto importante ma ritengo si possa adesso fare un salto di qualità coinvolgendo ancora di più gli enti locali e superando il modello centralizzato in mano al ministero dell’interno e alle prefetture”. “Riace – ha infine commentato Eleonora Ducci, Talla – ha molto in comune con i borghi toscani. Penso a quelli del Casentino. Speriamo di poter replicare un modello che qui si dimostra efficace e di poterlo calare nelle caratteristiche dei nostri comuni, con lo scopo di ripopolare e creare occupazione, sia per chi ci vive che per gli ospiti che vengono accolti”.