Troppi cinghiali, a rischio anche la farina di neccio

3 agosto 2016 | 10:02
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Troppi cinghiali, a rischio anche la farina di neccio

Anche la farina di neccio della Garfagnana Dop è a rischio estinzione. La colpa non è del cinipide galligeno che ha già tentato, in questi anni, di distruggere un settore importante ed in espansione, ma dei cinghiali che “divorano” le castagne appena cadono da terra ancora prima che possano essere raccolte dai coltivatori. La farina di neccio Dop è stata inserita nella lista delle produzioni tipiche legate alla secolare tradizione contadine più in pericolo a fianco di varietà di mais, come il formenton otto file ed il farro monococco. Incalcolabile il danno alla biodiversità toscana. L’invasione degli ungulati ha già provocato 100 milioni di euro di danni negli ultimi cinque anni in Toscana tra danni alle coltivazioni, ai terreni e alle strutture. Il 70 per cento sono prodotti dai cinghiali.

Sono i dati forniti da Coldiretti Lucca in seguito alla protesta in piazza Duomo, a Firenze, dove 5mila agricoltori si sono ritrovati per chiedere di risolvere una volta per tutte il problema della presenza fuori controllo di ungulati e predatori. In Piazza Duomo, epicentro turistico di Firenze, Coldiretti ha portato anche dei cinghiali accompagnati dallo slogan vogliamo venire a vivere qui. Numerosa e rumorosa la delegazione partita dalla lucchesia e dalla Garfagnana dove l’emergenza ungulati e predatori è molto sentita. In Piazza, insieme agli agricoltori, anche diversi amministratori locali come l’assessore al Comune di Massarosa, Mariano Donati, il consigliere delegato del Comune di Castiglione in Garfagnana, Stefano Filippi e di Villa Collemandina.
“E’ fondamentale – spiega Cristiano Genovali, presidente di Coldiretti Lucca – che le istituzioni dimostrino, con atti concreti, che esiste una piena presa di coscienza della gravità della situazione ed una precisa volontà di utilizzare tutti i possibili strumenti di intervento, superando ogni incrostazione e complicazione di ordine burocratico ipotizzando, laddove necessario, anche modifiche dell’attuale legislazione. Nella vicenda ungulati esistono interessi particolari, che in questi anni si sono consolidati; le istituzioni, la politica e le associazioni di rappresentanza devono sostenere e realizzare una svolta, guardando all’interesse generale della comunità toscana. L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo dell’attività agricola e di allevamento non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. Vogliamo riprenderci il territorio da cui ungulati e predatori ci stanno progressivamente sfrattando”. Non è solo una questione di danni alle coltivazioni. In pericolo c’è anche la sicurezza dei cittadini. Gli ungulati sono colpevoli di tre incidenti stradali all’anno in Toscana, in aumento ad un ritmo del 20% annuale. Per due toscani su tre cinghiali e simili sono percepiti come una minaccia. “La Regione Toscana – spiega Maurizio Fantini, direttore della  Coldiretti Lucca – deve rendersi conto che non è più solo ed esclusivamente una problematica del mondo agricolo ma di tutta la collettività. I cinghiali non divorano solo i nostri raccolti ed i lupi i nostri greggi: sono numericamente fuori controllo. Servono misure straordinarie subito per fermare il drastico incremento di incidenti ed evitare nuove tragedie”.
Per Coldiretti non è quindi più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne ma anche nelle aree periferiche delle città. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate è a rischio la possibilità di poter proseguire l’attività agricola, ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati. Di fronte al moltiplicarsi dei danni provocati da cinghiali, ma anche nutrie, corvi ed altri animali selvatici gli agricoltori della Coldiretti chiedono di eliminare la presenza degli animali selvatici dalle aree in cui si svolgono le attività di coltivazione e di allevamento. Coldiretti chiede anche l’istituzione di una commissione scientifica che, partendo da un attento studio della situazione toscana, possa individuare le possibili strategie e azioni di intervento. La risposta della Regione Toscana, alla fine della giornata, non si è fatta attendere. E’ stato l’assessore regionale all’agricoltura, Marco Remaschi ad assicurare il popolo di Coldiretti: “Le loro esigenze sono in linea con il lavoro della Regione Toscana e con quanto contenuto nella legge obiettivo 10/2016, che ha come fine lo sviluppo dell’agricoltura toscana, la tutela delle nostre produzioni tipiche e del nostro bellissimo territorio, anche attraverso la sburocratizzazione e la semplificazione delle norme che riguardano gli interventi di controllo faunistico”. Dopo i buoni propositi ora gli agricoltori attendono i fatti.