Contratti di solidarietà a Kme, torna la tensione

19 settembre 2016 | 15:19
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Contratti di solidarietà a Kme, torna la tensione

Tornano a farsi tesi i rapporti fra i vertici di Kme di Fornaci di Barga e i sindacati. Le sigle riunite oggi al tavolo del coordinamento nazionale – Fim, Fiom e Uilm – “bocciano” il percorso intrapreso fin qui per attuare l’accordo del 22 giugno scorso che era stato accolto con ottimi auspici dagli stessi sindacati, scartando l’ipotesi licenziamenti e prevedendo contratti di solidarietà a fronte di 355 esuberi indicati dall’azienda stessa. L’intesa che si era trovata e che prevede zero licenziamenti almeno fino al 2018 sembra incrinarsi, a considerare le parole dei sindacati che giudicano “negativi” i passi seguiti alla storica data del giugno scorso.

“Siamo partiti – spiega il coordinamento nazionale dei sindacati – da fantomatiche ricollocazioni e singolari proposte formative fino ad aver chiamato singolarmente dei lavoratori senza avvertire preventivamente i coordinatori e con un atteggiamento autoritario. Il tutto in assenza di un accordo specifico, come espressamente previsto dall’accordo del 22 giugno che doveva specificare i contenuti di tali colloqui. La rigida gestione delle politiche di incentivazione alle uscite volontarie non ha prodotto i risultati sperati che con un altro atteggiamento sarebbe stato possibile e utile raggiungere”.
E al riguardo il coordinamento torna a ricordare alcuni principi dell’intesa raggiunta, tra cui al primo posto c’è la volontà di far ruotare “in contratti di solidarietà tutti i lavoratori direttamente impegnati nel processo produttivo”. C’era stata poi anche una intesa “su programmi di formazione come previsto dell’accordo per la ricollocazione. Per i lavoratori destinatari dall’accordo e specificatamente indicati nell’accordo del 22 giugno – aggiungono i sindacati – per la massima riduzione del l’orario di lavoro in solidarietà devono essere previsti, programmi di formazione precisamente orientati verso una vera e concreta nuova occupazione, e devono essere oggetto di accordo sindacale e non di bizzarre veline da passare alla stampa. Il Coordinamento – si spiega ancora in una nota – ribadisce la propria volontà a raggiungere un accordo, ma per essere tale l’azienda deve ricercare il consenso delle organizzazioni sindacali dei lavoratori”. Per questo le sigle “non accetteranno forzature sulle collocazioni al massimo consentito della riduzione di orario di lavoro e non permetterà che nessuno resti fuori da Kme per tutta la durata dell’accordo senza una reale e concreta ricollocazione lavorativa che tuteli i lavoratori di cui non siamo a conoscenza”.