Kme, la Fim avverte la Fiom: stop a inutili protagonismi

16 ottobre 2016 | 07:23
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Kme, la Fim avverte la Fiom: stop a inutili protagonismi

Si acuisce la spaccatura tra i sindacati in merito alla vertenza Kme. La Fiom Cgil chiama a raccolta i lavoratori per il referendum sull’accordo il 20 ottobre prossime, ma la Fim Cisl ricorda che il personale si è già espresso nel luglio scorso, approvando l’intesa sindacale con l’azienda del 22 giugno scorso e passa all’attacco criticando l’atteggiamento della sigla in cerca “della scena”, sostiene la segretaria provinciale Fim, Narcisa Pellegrini. “Ci risiamo – commenta –: la Fiom manda in scena il secondo atto di una tragedia tutta interna alla sua organizzazione sindacale invitando i suoi iscritti e lavoratori in Kme a fare da spettatori. Nel primo atto è finita con i lavoratori che chiedevano di essere i protagonisti ma, evidentemente, la scena la vogliono solo per sé”.

“Oggi si millanta che – cita Pellegrini – la Fiom non ha creduto alle ipotesi più o meno fantasiose di riconversione industriale. In realtà, nell’ottobre dello scorso anno, il coordinatore nazionale Fiom, ha spiegato a tutti i lavoratori che l’azienda avrebbe riconvertito lo stabilimento mandando a casa 400 lavoratori che, gradualmente nell’arco di tre anni, sarebbero rientrati nello stabilimento di Fornaci di Barga come ‘idroponici’, mentre per 200 lavoratori non ci sarebbe stato spazio e quindi sarebbero dovuti andare, senza nessuna garanzia, alla Social Valley, realtà ai più sconosciuta non certo per la Fiom che evidentemente ne conosceva i dettagli”.
Da qui l’appello ai rappresentanti del sindacato: “Ricordiamo – va avanti Narcisa Pellegrini – al segretario provinciale Rossi (della Fiom, ndr), che non è venuto al tavolo della trattativa di sito e che pretende di dare lezioncine, oltreché leggersi attentamente la parte nei numeri, che l’accordo di sito, così come previsto dall’accordo del 22 giugno sottoscritto anche da Fiom, così recita: l’azienda si impegna, con il massimo sforzo e facendo leva sulla sensibilità sociale più volte dimostrata, a percorrere tutte le soluzioni, ed ogni altra non espressamente dichiarata nel presente accordo sia direttamente che non direttamente correlate all’attività svolta dall’azienda (a titolo di esempio Dynamo Camp e Social Valley). L’attuazione delle stesse (misure) sarà oggetto di accordo di sito. Le organizzazioni si impegnano altresì a favorire tra i lavoratori la diffusione delle soluzioni sopra esposte, per l’implementazione più ampia possibile delle stesse in quanto funzionali al ricollocamento dei lavoratori; le parti si danno atto che l’adesione è un caposaldo della riuscita complessiva dell’attuazione delle misure sopra esposte nello spirito globale del presente accordo. E allora, come hanno chiesto i lavoratori nell’ultima assemblea, anche noi chiediamo: dov’eravate voi della Fiom quando veniva discusso questo passaggio, a mangiare la porchetta, e perché avete firmato? Perché tra i lavoratori avete favorito il sì all’accordone?”.
“Alla firma tecnica della Rsu Fiom messa al solo scopo di sottoporlo a consultazione referendaria, ricordiamo che, aldilà della nostra perplessità, il tavolo non si è opposto nel tentativo di ritrovare una sintonia sindacale. Ricordiamo però alla Fiom che, essendo parte integrante dell’accordone, i lavoratori si sono già espressi il 10 luglio votando sì con una maggioranza del 77%, ed essendo la Rsu espressione delle volontà dei lavoratori, il mandato a firmare l’accordo di sito è stato già dato. Per maggiore informazione la firma tecnica” è “utile a certificare e ratificare le intese raggiunte, diversamente non si firma nemmeno l’ipotesi. Ricordiamo invece a Mauro Rossi e alla Fiom di rileggersi tutti i precedenti accordi, a partire da quelli sugli ammortizzatori sociali, così, tanto per ricordarsi da quanti anni questa azienda sta affrontando una crisi che ha portato a ridimensionamenti importanti sia sotto il profilo dell’occupazione che del lavoro a Fornaci di Barga. Basta leggere la differenza dei numeri sugli esuberi annunciati. Anche noi non possiamo che rimarcare le tante ovvietà espresse dal segretario Fiom provinciale, a partire dalla difesa della propria identità di organizzazione che non risponde alla volontà dei lavoratori. Se l’accordo che hanno voluto sottoporre a referendum è una propaggine dell’accordone per il quale si sono adoperati per il sì, quale problema hanno ora che chiedono di votare no? Cosa è cambiato? Tutti eravamo consapevoli che 150 persone sarebbero entrate in un percorso formativo e, pseudo comunicati a parte, che degli accordi o comunicati unitari prendono solo parti di frasi tralasciando periodi solo per stravolgerne il senso, tutti abbiamo deciso di non indicare il numero nell’accordo per evitare che diventasse un numero maggiore. A forza di guardare lo specchietto retrovisore rischiano di non guardare mai davanti. Il futuro dei lavoratori di Kme si costruisce da subito, anche per coloro che saranno inseriti nel programma formativo, consapevoli che, come abbiamo scritto e così come previsto dalle leggi, nel 2018 tutti i circa 600 lavoratori saranno ancora parte di una futura riorganizzazione in Kme che auspichiamo riprenda la produzione. Noi siamo unicamente interessati al mantenimento dei posti di lavoro a Fornaci con il maggior numero possibile dei lavoratori ma soprattutto siamo interessati all’attuazione del piano industriale che, come indicato nell’accordo, lanci e rilanci il sito della Mediavalle; è per questo motivo che continueremo a dialogare con l’azienda affinché continui a garantire l’occupazione a Fornaci di Barga. Nessuno si salva da solo, ma tutti abbiamo l’obbligo di provare a salvarci insieme”.