Al teatro Colombo riprende la stagione con Uragano

Domani (14 gennaio) alle 21,15, dopo la strepitosa chiusura del 2016 con Viaggio alla fine della notte di Nicolao Valiensi, progetto Salvaguardia della musica tradizionale sostenuto dal Micbat, riprende la stagione del teatro Colombo di Valdottavo diretta da Silvio Bernardi con l’inedito Uragano liberamente tratto da L’Uragano di Alexandr N. Ostrovskij dell’attrice originaria del territorio Caterina Paolinelli.
Un progetto in collaborazione con l’associazione If Prana e alcuni artisti: Valerio Ameli, Matteo Cecchini, Massimiliano Ferrari, Stefano Cenci, Caterina Simonelli, Giorgina Cantalini, Elena Guerrini, Andrea Cosentino, Angelo Romagnoli, Riccardo Ripani, Michele Maccagno.
Caterina Paolinelli racconta della nascita del suo Uragano, il primo spettacolo che la vede protagonista come attrice solista e performer.
“La ricerca è nata quando il gruppo col quale lavoravo su L’Uragano di A. Ostrovskij si è sciolto e sono rimasta sola con il testo in mano e un debutto a distanza di dieci giorni. Ho iniziato – spiega – a pensarla in termini di sincerità e di abbattimento della quarta parete, se esiste ancora. Ho messo dunque in scena il disagio e la difficoltà di essere soli, di avere per le mani un personaggio che rappresenta un archetipo: l’eroina tragica; e le vicissitudini di un’attrice, per giunta donna, nella scena teatrale attuale. Quello che è nato è un monologo di cinquanta minuti molto ironico, a tratti parossistico e dal forte contenuto personale ed emotivo. Il pubblico si affeziona subito al doppio personaggio di Caterina attrice e Katerina personaggio e accetta di buon grado il gioco meta-teatrale che metto in atto. E’ per me ancora un work in progress (così come la mia vita!) che senza dubbio si modificherà nel tempo e con l’incontro con i vari pubblici. Si prende in giro il metodo Strasberg, si ironizza sui movimenti femministi e sulla snobberia e pedanteria di certi ambienti teatrali. Tutto questo seguendo sempre, come unico filo rosso, l’iperbole di Katerina Kabanova che compie il suo atto tragico e sacrifica la sua vita in nome di un non ben precisato ideale d’amore. L’attrice sopravvive e racconta la sua catarsi, in un ultimo passaggio dove ogni maschera cade e si rivela l’essere umano, la donna, fragile eppur lucente in questa tua totale onestà. Una poetica la mia che risuona senza dubbio nelle donne, ma che sono certa ha anche una sua risonanza all’interno del sentire maschile che è per natura strutturato diversamente. Alla fine ciò di cui parlo è di dominio comune. Tutti o quasi nella vita abbiamo sofferto per amore e ci siamo risollevati. La condizione umana è qualcosa che condividiamo tutti”.