Appennino in Garfagnana, c’è la data del referendum

4 agosto 2017 | 18:05
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Appennino in Garfagnana, c’è la data del referendum

Il 29 ottobre si svolgeranno le consultazioni per il referendum popolare sulla fusione dei comuni di di Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana e Fosciandora per far nascere il comune di Appennino in Garfagnana. Secondo passaggio il 31 dicembre prossimo gli attuali sindaci decadranno e dal 1 gennaio 2018 si insedierà un commissario prefettizio che gestirà i comuni fino a nuove elezioni che con ogni probabilità avverranno la prossima primavera.

Dopo i passaggi nei consigli comuni, in commissione regionale e l’approvazione della legge da parte del consiglio regionale sono queste le prossime date del percorso di fusione.
Il 29 ottobre si effettuerà il referendum popolare. Il 31 dicembre 2017 gli attuali sindaci decadranno e dal 1 gennaio 2018 si insidierà un commissario prefettizio che gestirà i comuni fino a nuove elezioni che con ogni probabilità avverranno la prossima primavera. Un percorso che però secondo i tre sindaci che stanno reggendo i comuni in fase di fusione Francesco Angelini per Pieve Fosciana. Pier Romano Mariani per San Romano in Garfagnana e Moreno Lunardi per Fosciandora non è così lineare.
“Da molto tempo da più parti si invitavano gli amministratori a ridurre le poltrone – dicono i tre primi cittadini -, a razionalizzare i servizi, ad accorpare gli enti. Poi qualcuno lo fa realmente siamo ancora decisamente pochi ,e allora succede il finimondo. Piovono le critiche, si alzano polveroni e si intorbidano le acque in modo tale che i cittadini sono completamente disorientati. In questa situazione vi diamo la nostra versione dei fatti e le motivazioni che ci hanno spinto a percorrere la via della fusione”.
“Da diversi anni – continuano i tre amministratori – i Comuni non possono assumere personale neppure in sostituzione di chi se ne va. Il rispetto del patto di stabilità, il pareggio di bilancio in aggiunta alla decurtazioni sistematiche dei trasferimenti da parte dello Stato, impediscono di fatto la possibilità di progettare opere e partecipare a bandi che devono essere compartecipati. Per questo in maniera non velata i comuni sono invitati da anni a portare tutte le funzioni all’interno dell’Unione dei Comuni. Addirittura 4 anni fa all’obbligo si aggiunse la decadenza dei sindaci qualora non avessero ottemperato a questo ordine perentorio del governo, poi il 31 marzo nel decreto Mille Proroghe, fu nuovamente annullato l’atto. Nel frattempo però fu commissionato uno studio per una ipotesi di divisione della Garfagnana in 3 – 4 o 5 aree e una serie di possibili ripartizioni del personale per la gestione associata delle funzioni. Ogni dipendente poteva così specializzarsi in una parte del lavoro che quotidianamente è chiamato a svolgere spesso con competenze molto vaste, e farlo per più comuni o addirittura per tutta l’area. Tutto ciò fu vanificato e non se ne parlò più. Da lì noi iniziammo a pensare che comunque qualcosa andava fatto perché così vengono a mancare i presupposti per una programmazione amministrativa tesa a garantire servizi e sviluppo per la comunità. Pieve Fosciana andò al votò lo scorso anno a giugno e subito dopo iniziò a cercare partner per percorrere la strada della fusione. Fosciandora e San Romano in Garfagnana si resero disponibili a iniziare un percorso di consultazioni, approfondimenti, chiarimenti pensando di poter concludere anzitempo il loro mandato (scadenza primavera 2019). I matrimoni si fanno con chi ci sta . Qualcuno – sottolienano i sindaci dei tre comuni . oggi ci indica con chi avremmo dovuto fonderci. Il percorso che ha avuto inizio ufficiale a giugno 2017 ci ha visto però impegnati per molti mesi, nonostante che qualcuno impropriamente parli di improvvisazione e di accelerazioni inconsulte legate a diktat di organi superiori del Pd”.
“La realtà è ben diversa – dicono gli amministratori – Le nostre preoccupazioni sono legate al dimensionamento del personale, alla gestione dei servizi ai cittadini, alle risorse economiche disponibili e quindi alle tariffe e alla tasse. A chi ci domanda chi si occuperà di coloro che vivono in montagna rispondiamo che lo faremo con la stessa attenzione con cui lo stiamo facendo ora ma facendo notare che in montagna la popolazione va diminuendo dagli anni 50/60 e che da tempo è abbandonata. A coloro che ci chiedono cosa faremo tra 10 anni quando termineranno i contributi economici dedicati alle fusioni, rispondiamo che questi contributi che riceveremo sono oggetto di leggi regionali e statali e si manterranno per tutto il periodo. Ci chiediamo però quali vantaggi avranno gli altri comuni se le fusioni avverranno per legge senza possibilità di scelta e senza finanziamento?” È già successo potrebbe ripetersi.
È stata fatta polemica anche sul nome provvisorio che li elencava tutti e tre. Quello definitivo Appennino in Garfagnana – dicono ancora i sidnaci – vuol essere immediatamente localizzabile anche e soprattutto per coloro che non abitano in questa area. Appennino è una catena montuosa universalmente conosciuta. Garfagnana è un brand che si sta spendendo molto bene. Appennino in Garfagnana però è anche un progetto per il futuro. Se altri vi aderiranno risponderemo concretamente alla realizzazione di un solo comune in almeno la metà della nostra valle. A coloro che sostengono che solo un comune manterrà servizi e sportelli chiariamo che mentre uno sarà sede comunale negli altri verrà mantenuto il municipio dove i cittadini troveranno risposta a tutti i loro bisogni e con personale che sarà più qualificato in quanto si occuperà di minori problematiche e con maggiore competenza. Siamo altresì convinti che ogni novità crea apprensione e turbamento, ma sono le novità che sempre hanno migliorato il presente e garantito il futuro. Da parte nostra – concludono i sindaci dei tre comuni – ci stiamo confrontando con i cittadini che nonostante certa stampa di controinformazione e dei comitati contrari alle fusioni, comprendono le nostre motivazioni e le preoccupazioni convinti che un futuro più sereno e costruttivo passi da questa che è diventata una scelta obbligata e non più rinviabile”.