Un futuro per Bagni: “Comune ufficializzi stop a migranti”

10 settembre 2017 | 07:37
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Un futuro per Bagni: “Comune ufficializzi stop a migranti”

Migranti, edilizia scolastica, servizi. L’opposizione del gruppo di centrodestra Un futuro per Bagni di Lucca proseguenelle aule del Consiglio.
“In campagna elettorale – spiegano il capogruppo Claudio Gemignani – ci siamo presentati ai cittadini chiarendo che nel caso in cui avessimo perso le elezioni, non avremmo aprioristicamente detto no ad ogni proposta della maggioranza. La nostra è un’opposizione intelligente, e quindi quando riteniamo che l’amministrazione faccia delle cose positive, le sosteniamo”.
Nei prossimi mesi, però, sarà il gruppo a presentare alcune proposte in xonsiglio comunale, dopo aver svolto un’azione politica sul territorio, e verificherà se esiste un sostegno della maggioranza sulle questioni sollevate.

Richiedenti asilo
“Bagni di Lucca ospita attualmente all’incirca 55 richiedenti asilo – spiegano Gemignani e Lucchesi – Invece dei 21 che dovremmo avere, secondo la ripartizione effettuata dalla Prefettura. Vorremmo che l’amministrazione comunale, per prevenire nuovi arrivi, si rivolgesse al prefetto facendo una dichiarazione di non disponibilità ad una ulteriore accoglienza. Questo perché nonostante siano dei soggetti privati a rendersi disponibili ad ospitare, mettendo a disposizione immobili di proprietà, conta molto il clima che un’amministrazione crea”.
“Per questo – spiegano – abbiamo lanciato una petizione rivolta alla Prefettura, e raccolto le firme dei cittadini sia nel capoluogo che nelle frazioni. Siamo già a 250 firme, e a fine mese allestiremo di nuovo un gazebo. Quando la raccolta sarà conclusa, presenteremo una mozione sul tema, perché vogliamo che tutto il consiglio comunale si esprima. E poi, dato che il sindaco ha dichiarato la propria indisponibilità ad accogliere nuovi profughi, con questa mozione, oltre a verificare se è davvero di questa idea, gli daremo uno strumento in più per poter andare dal Prefetto, esporre il problema ed opporsi ad eventuali nuovi arrivi facendo presente che l’assemblea si è espressa in tal senso”.
“Esiste una circolare ministeriale – spiega il gruppo – che indica con quali criteri i profughi dovrebbero essere collocati nei territori: prima nei Comuni dove non sono già presenti, poi in quelli che non hanno ancora raggiunto il limite di capienza, ed infine in quelli dove sono già in sovrannumero. Se consideriamo la Valle del Serchio, però, ci accorgiamo che ci sono dei Comuni che sono ben al di sotto del numero che dovrebbero ospitare”.
“E poi – spiegano ancora – siamo contro a chi lucra su questo fenomeno, e condividiamo quindi il “taglia business”, una proposta nazionale di Fratelli d’Italia che prevede che i privati che si dichiarano disponibili ad accogliere i profughi, siano obbligati a rendicontare tutto, cosa che attualmente non avviene”.
Infine, un annuncio: “Fra un paio di mesi, sempre sul tema dell’immigrazione, organizzeremo un’iniziativa pubblica con un giornalista di fama nazionale (anche se per ora non intendiamo svelare il suo nome), perché vogliamo che anche in piccoli centri come il nostro, si capiscano quali sono i pericoli derivanti dalla sottovalutazione dell’immigrazione”.

Questione Gaia
Sul gestore del servizio idrico, la posizione del gruppo è estremamente critica, e non da oggi: “Nel programma con il quale ci siamo presentati alle ultime elezioni – spiegano Lucchesi e Gemignani – c’è scritto che in prospettiva vogliamo riappropiarci delle risorse pubbliche. Questo perché non intendiamo prendere in giro i cittadini: non è possibile farlo nell’immediato, senza prima studiare un’alternativa”. “Gaia è partita con 42milioni di debito – precisano i due consiglieri comunali – perché ha comprato le reti idriche dei Comuni. Se adesso decidessimo, a Bagni di Lucca, di restituire i soldi a Gaia per riassumere la gestione del servizio, ci ritroveremmo con una rete idrica che, quasi per metà, è un colabrodo”.
Come si è giunti a questa situazione? E perché, ad esempio, il Comune di Lucca ha un gestore diverso? “Lucca non è in Gaia – spiegano gli esponenti di Un futuro per Bagni di Lucca – perché nel 1996, le amministrazioni comunali votarono l’adesione all’Ato Toscana (tra cui anche il nostro Comune, e l’ex sindaco Betti all’epoca era consigliere comunale). Si trattava di un atto obbligato, ed anche noi, come Comune, fummo costretti ad aderire a Gaia. Lucca invece aggirò l’ostacolo facendo, prima dell’entrata in vigore dell’Ato, nel 1995, una gara per l’affidamento del servizio idrico”.
“Quindi, chi adesso amministra – proseguono i consiglieri – si trova con tutta una serie di impegni contrattuali già assunti, e non rispettarli o rescinderli comporterebbe il pagamento di penali, oltre che problemi tecnici e di investimenti. Trovandoci con la gestione del servizio affidato a Gaia, come amministrazione Donati, giunta di cui facevamo parte – spiegano ancora – decidemmo di acquistare delle quote della società, per vedere se così facendo poteva essere possibile riuscire a contare un po’ di più nelle decisioni, ma non è servito a niente”. Nel presente “ci stiamo facendo carico del problema della cattiva gestione del servizio idrico, non per fare propaganda politica, ma perché rientra nel nostro ruolo di consiglieri. Per questo, siamo andati a fare dei sopralluoghi, anche su segnalazione della cittadinanza, e possiamo dire che la situazione che abbiamo trovato è da terzo mondo. Alcuni esempi. Pieve di Monte di Villa, Granaiola, Monte di Villa: l’acquedotto ha delle perdite che non sono state riparate, come si dovrebbe fare, tagliando il tubo e cambiandolo, ma facendo delle fasciature dove c’è il versamento. In questo modo, però, non si è risolto il problema e le perdite continuano”.
“Le tubature – precisano Lucchesi e Gemignani – sono obsolete e dovrebbero essere sostituite. Gaia riscuote anche per fare manutenzione, ma in realtà non la esegue e così d’estate si ripresenta il problema della mancanza d’acqua”.
Altri esempi di disservizi: “A Montefegatesi – proseguono i consiglieri – si è sviluppato un incendio e il paese ha rischiato di bruciare perché alle fontane non arrivava acqua, e non sapevano come spegnere l’incendio. A Brandeggio arrivava ai rubinetti acqua non potabile. Motivo? Il deposito era sporco, dato che non era stato pulito, e quindi Gaia portava l’acqua con le cisterne. In Controneria, l’acqua non manca, ma Gaia porta l’acqua con le cisterne per riempire il deposito”. “Noi – affermano i due consiglieri – per quest’ultima situazione, avevamo proposto un’alternativa: utilizzare l’acqua del torrente che scorre nelle vicinanze del paese. Gaia però ha preferito scavare un pozzo (e sarebbe interessante sapere quanto ha speso), ma quando i lavori sono terminati, si è scoperto che nell’acqua c’era troppo arsenico, e che quindi non era potabile”.
Un futuro per Bagni di Lucca, per dibattere di tutti questi problemi, chiederà a breve un incontro con i vertici di Gaia, e intanto spiegano: “L’assessore Pacini ha già avuto degli incontri, vorremmo capire che cos’hanno prodotto”. Inoltre “i nostri rappresentanti politici a livello regionale, sosterranno la nostra battaglia per il miglioramento del servizio idrico. Per quanto ci riguarda, denunceremo anche il fatto che molti utenti pagano depurazione che in realtà non vengono effettuate.

Scuola di Scesta
Il tema è stato oggetto di un roventecConsiglio comunale. “Nella relazione sullo stato della scuola, redatta dall’ingegner Vitelli su incarico ufficiale dell’amministrazione Betti – afferma Claudio Gemignani – si suggeriva di agire con sollecitudine alla costruzione di un nuovo plesso scolastico. Come ho detto nel mio intervento in Consiglio comunale, a Scesta c’è un’agilità condizionata, termine anch’esso usato da Vitielli nella relazione. Quest’ultima è stata presentata il 24 giugno del 2016, e precisava che il tetto della scuola non era in grado di reggere oltre 40 chilogrammi a metro quadro”. “Sulla base di una dichiarazione del genere – prosegue Gemignani – lasciare la scuola aperta è da incoscienti”.
“È vero – precisa il consigliere – che c’era l’agibilità (o almeno si presume che ci fosse, lo verificheremo), ma anche la scuola di San Giuliano di Puglia ce l’aveva, eppure si sono verificati dei crolli e dei bambini sono morti”. “L’ex sindaco Betti – puntualizza il consigliere – ha speso circa 49mila euro per fare controsoffitti e intonaci, pur avendo letto quella relazione. Adesso la scuola sarà abbattuta e ricostruita, seguendo le norme antisismiche. Noi riteniamo che sia giusto far così, e pensiamo che sia importante restituire alla comunità di Scesta il proprio edificio scolastico”.
“Abbiamo anche proposto – prosegue Gemignani – che la scuola possa diventare un punto di ritrovo in caso di calamità naturale, ed utilizzata come struttura della protezione civile”.
Intanto, Gemignani e Lucchesi hanno richiesto copia del certificato di agibilità della scuola, l’elenco dei lavori fatti nel periodo settembre – ottobre 2016, oltre che le relazioni e i nomi dei soggetti che se ne sono occupati. “Nei prossimi mesi – concludono – controlleremo che la scuola venga effettivamente ricostruita e vigileremo affinché quella di San Cassiano non venga chiusa. Inoltre solleciteremo i nostri rappresentanti in Regione, di modo che, quando il progetto di ricostruzione della scuola di Scesta arriverà in consiglio regionale, votino a favore del provvedimento”.

Massimiliano Piagentini