Referendum fusione, Bonini: “Ora adeguate risorse per i territori”

31 ottobre 2017 | 12:06
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Referendum fusione, Bonini: “Ora adeguate risorse per i territori”

“I risultati del referendum sulla fusione dei tre Comuni in Garfagnana sono molto stimolanti per una prima riflessione, che non ha l’ambizione di essere né completa nè definitiva. A parte la vittoria del no a Fosciandora, sorprende soprattutto il minimo scarto con il quale il sì alla fusione ha prevalso a Pieve Fosciana, il Comune di maggiori dimensioni che peraltro avrebbe mantenuto la sede ed il centro amministrativo del nuovo ente”. Così Marco Bonini per Gruppo consiliare Alternativa e Costituzione per Fosciandora e Comitato per l’attuazione della Costituzione Valle del Serchio.

“Senza dubbio il risultato ci consegna qualche sorpresa – dice Bonini – considerato che solo poche settimana fa la vittoria del sì era data per larga e scontata. La nostra azione di informazione e dialogo con i cittadini, che pure avremmo voluto più ampia e capillare, è servita ad indirizzare il ragionamento su argomenti più ampi ed approfonditi rispetto al semplicistico messaggio diffuso dai sostenitori del sì “ci fondiamo per avere più soldi”. Evidentemente le nostre ragioni di contrarietà e di perplessità sulle motivazioni ed i modi sbagliati con cui si è arrivati a questa proposta di fusione non erano privi di fondamento. Sicuramente sono rimasti sorpresi anche i sondaci da questo esito, chiaramente con umore diverso dal nostro, vista la reazione un pò scomposta di alcuni di loro”.
“La Regione Toscana non potrà non tenere conto di un risultato controverso – prosegue l’esponente politico – che in sintesi dimostra l’inesistenza di una indicazione chiara ed univoca a favore della fusione: il sì ottiene il 52% dei voti contro il 48% dei no, un Comune è chiaramente per il no, un altro è per il sì, il terzo è sostanzialmente diviso a metà. Il sì in ogni Comune ottiene una percentuale di voti significativamente più bassa rispetto ai consensi che avevano ottenuto nelle rispettive elezioni i sindaci, segnando pertanto per questi ultimi, sull’argomento referendario, un insuccesso politico evidente. L’ulteriore aspetto che dovrebbe indurre la Regione Toscana a fermare il processo di fusione è che tale risultato controverso si aggiunge alla percentuale dei votanti che, aldilà delle considerazioni sui residenti all’estero, appare veramente insufficiente per un passaggio istituzionale di questa importanza”.
“Dopo questo referendum non vi sono vincitori o vinti – prosegue Bonini – Evidente è però la sofferenza di centinaia di cittadini nell’accettare fusioni che nella forma appaiono volontarie ma che nella sostanza subirebbero come un’imposizione da parte dello Stato (in sostanza i trasferimenti vengono tagliati, poi se accetti di fonderti verrai finanziato, altrimenti non sarai più in grado di svolgere i servizi). Il voto dimostra che quando si tratta di Comuni non possiamo limitarci a ragionare in termini burocratici sugli aspetti di natura economico – amministrativa; ma esistono anche la storia, la geografia, il territorio, le funzioni democratiche, la cultura, i legami sociali, ed infine la testa ed il cuore. Esiste sicuramente un problema di risorse insufficienti destinate ai Comuni ma la soluzione non è rappresentata dalle fusioni, bensì dalla fine delle politiche governative di tagli agli enti locali. E’ arrivato il momento di pretendere dallo Stato il rispetto degli impegni sanciti dalla Costituzione: l’articolo 5 enuncia in termini generali l’importanza del massimo decentramento amministrativo, quale cardine di una democrazia progressiva come la intendevano i nostri padri costituenti. L’articolo 119, più prosaicamente, sostiene che lo Stato, anche attraverso fondi perequativi che tengano conto dei territori con minor capacità fiscale, deve consentire ai Comuni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite”.
“Questa deve essere la battaglia, non altre – conclude – pretendere dallo Stato adeguate risorse per gli enti locali, per i piccoli Comuni, in particolare per quelli di montagna, tasselli basilari del tessuto democratico e argini irrinunciabili per la difesa del territorio”.