Kme: “Fornaci, il nuovo impianto ridurrà le emissioni”

Rilancio della produzione dei semilavorati di rame e leghe, raggiungimento dell’autonomia energetica con il miglioramento ulteriore del livello di emissioni globali della fabbrica, attraverso un impianto che, sia esso realizzato o meno con combustibile derivanti dagli scarti del cartario o altro “dovrà inderogabilmente rispettare questo principio” della riduzione delle emissioni “sotto la supervisione e certificazione di enti terzi accreditati e riconosciuti”. E’ quanto ribadisce Kme per lo stabilimento di Fornaci di Barga, alla vigilia dell’incontro con i sindacati. L’azienda torna a fare puntualizzazioni, “dopo illazioni campate in aria, strumentalizzazioni e vere e proprie disinformazioni” in merito al rilancio dello stabilimento.
Il progetto, spiega ancora l’azienda, poggia su alcuni pilastri. In primo luogo “il rilancio della produzione di semilavorati di rame e leghe con l’utilizzo di impianti fusori alimentati da energia elettrica piuttosto che la riattivazione dell’impianto alimentato a gas”. L’altro obiettivo, è il “raggiungimento dell’autonomia energetica – spiega ancora Kme – che permetta la sostenibilità nel tempo della competitività e redditività dello stabilimento, attraverso la realizzazione di un impianto di generazione di energia elettrica destinata alle esigenze della fabbrica (10-12 megawatt). È stata avviata una attenta ricognizione delle migliori pratiche e tecnologie adottate a livello internazionale (soprattutto nei paesi scandinavi, all’avanguardia nel settore)per assicurare la migliore efficienza e la massima sostenibilità ambientale”.
Il tutto deve puntare al “miglioramento ulteriore del livello di emissioni globali della fabbrica – si spiega ancora -, pur sapendo che la configurazione attuale della stessa è già al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge. La scelta del combustibile utilizzato per alimentare l’impianto, sia esso proveniente dagli scarti di lavorazione delle cartiere presenti nel territorio, sia altro, dovrà inderogabilmente rispettare questo principio sotto la supervisione e certificazione di enti terzi accreditati e riconosciuti”.
Non da ultimo il piano prevede “il rilancio del Centro Ricerche – spiega Kme – per realizzare un polo di formazione e sperimentazione per lo sviluppo dell’economia circolare, usufruendo dell’esperienza quasi secolare dell’azienda in questo settore, della collaborazione di prestigiosi centri universitari e aperto all’apporto di iniziative pubbliche e private impegnate nel settore”.
“Il processo decisionale è stato, è e sarà sempre improntato alla massima trasparenza – prosegue l’azienda – nei confronti di tutti gli interlocutori, rispettando la propria tradizione e gli obiettivi sopra definiti sono stati con chiarezza e più volte indicati negli incontri, istituzionali e persino informali, tenuti in questi mesi a tutti i livelli. Ci sono dei limiti, però, che non possono essere superati. Sono quelli della verità e della buona fede. L’azienda non tollererà da parte di nessuno la messa in discussione delle proprie finalità nel campo della sostenibilità sociale, ambientale ed economica. La volontà di Kme, dunque, è quella di continuare il confronto con tutti i soggetti interessati, ma pretende da tutti il rispetto della verità dei fatti e non è disposta ad accettare illazioni e falsità , tanto più se dettate da volontà di strumentalizzazione per altri scopi, politici, elettoralistici, ideologici o di visibilità mediatica, ma privi di qualsivoglia riscontro oggettivo da parte di chicchessia, politico, sindacalista o apprendista stregone e improvvisato agit-prop”.