La lotta alla violenza sulle donne dalla Garfagnana arriva anche in Senegal

19 novembre 2018 | 17:08
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La lotta alla violenza sulle donne dalla Garfagnana arriva anche in Senegal

Due panchine rosse arrivano anche in Senegal. Grazie anche ad un po’ di Garfagnana. Il simbolo della lotta alla violenza sulle donne è stato portato lo scorso sabato (17 novembre) anche nel paese africano grazie alla collaborazione con l’associazione Progetto Senegal onlus e della sua presidente Ilaria Pocai.

“Ogni esperienza vissuta, ogni persona incontrata lascia un segno nella vita e in ogni esperienza e pensiero se si vuole si può trovare un collegamento – racconta Ilaria Pocai -. L’idea di esportare un simbolo così forte anche in Africa è nata in Italia qualche mese prima della mia partenza, pensando che i bambini sono comunque l’anello più fragile della catena così come spesso lo sono le loro madri in quanto donne e questo vale in tutto il mondo. Comunicata l’idea all’associazione Non ti scordar di te, ho coinvolto Nabu Thiam la mia coordinatrice in Senegal che ne è rimasta entusiasta. Una volta arrivata in Senegal ho pensato al modo più veloce per la realizzazione di tutto perché sapevo di avere i tempi serrati però era una cosa che volevo fare. In Senegal è tutto più complicato, la realtà del posto così diversa dalla nostra quindi le strade da percorrere non potevano essere quelle convenzionali. Dopo un po’ di indecisione abbiamo scelto le panchine da acquistare, le abbiamo scelte in cemento e conchiglie un materiale durevole nel tempo, le abbiamo ordinate perché vengono prodotte a singole parti, schienale, seduta e piedini. L’artigiano delle panchine le ha preparate, data la pesantezza dei materiali abbiamo noleggiato un mezzo che le portasse nella casa dove soggiorno quando sono in Senegal e lì io e Hamed, il mio autista da ormai 10 anni quando vengo qui , le abbiamo dipinte di rosso con la vernice. Ne abbiamo realizzate due, in una è stata applicata la targhetta fatta in Italia con una frase in francese significativa ‘Ensemble contre la violence a l’egard des femmes’ ed i loghi delle associazioni italiane che hanno collaborato, mentre per l’altra abbiamo ingaggiato un artista delle scritte che ha riprodotto le frasi sopra la panchina con la vernice bianca. Abbiamo poi cercato un altro trasportatore che le potesse portare nelle due destinazioni scelte e muratori che le hanno assemblate. La prima panchina abbiamo voluto che fosse posizionata nel villaggio Thiamene nella regione di Fatick, un villaggio rurale di coltivatori che si trova nella savana. Thiamene è il villaggio di Nabu la nostra collaboratrice alla quale siamo profondamente legati. Nabu, direttrice di un asilo, è i nostri occhi e le nostre mani in Senegal quando noi non ci siamo, è una donna, una donna forte, una donna che va controcorrente per la realtà in cui vive. L’occasione è stata la consegna del materiale scolastico alla scuola che è una di quelle che seguiamo con la nostra associazione. In questi villaggi non esiste il Sindaco, quindi abbiamo parlato con il capo villaggio e con l’associazione delle donne del villaggio la cui presidente, ha preso parola durante l’inaugurazione e visibilmente commossa ha ringraziato noi presenti e le associazioni italiane che si sono fatte promotrici di questa iniziativa così importante e significativa per tutte loro. Quella panchina che è l’unica del villaggio, è stata posta all’ombra di un albero in un luogo che sarà di ritrovo e di raccoglimento nelle varie attivirà della vita quotidiana. L’inaugurazione è stata celebrata davanti a tutti gli abitanti, al capo villaggio, agli anziani, all’Imam, prima di scoprirla sopra la panchina era stato posto un telo realizzato dalle donne con raffigurati dei cuori e la scritta ‘Love’. Un momento di grande gioia, commozione e felicità in tutti loro per il significato del messaggio che un semplice simbolo come la panchina portava con sé”.
“Abbiamo poi pensato di installarne anche una seconda e di posizionarla nell’asilo Maman Plus dove Nabu è direttrice, nel villaggio di Thiadiaye – aggiunge ancora Pocai -. I motivi sono evidenti; l’asilo è frequentato da donne, da mamme e dai bambini che saranno gli uomini e le donne di domani. Abbiamo pensato che fosse speciale e importante mettere una panchina con delle scritte così evidenti, con un simbolo così forte in un asilo dove i bambini vanno tutti i giorni, bambini di un’età dove la mente è ancora così plasmabile. Un simbolo, un seme che li aiuti a crescere con l’idea che le donne non si toccano, non si può far loro del male e vanno rispettate. Nabu è stata entusiasta e l’inaugurazione è stata fatta prima della distribuzione alle famiglie dei bimbi delle vitamine che abbiamo portato, alla presenza quindi di tante, tante mamme Il riscontro delle panchine è stato straordinario, tutte le donne presenti hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo, alla fine tutte hanno voluto fare le foto davanti alla panchina e assieme a noi. La giornata ha avuto un significato ancora più forte perché purtroppo, proprio la notte precedente alle inaugurazioni, in uno dei villaggi vicini un marito ha ucciso la moglie incinta di nove mesi. Purtroppo un fenomeno che non ha nazionalità, che si verifica in tutte le parti del mondo ed ovunque va combattuto. Questo dramma ha sicuramente fatto sì che le panchine avessero una risonanza ancora maggiore e la scritta riportata sopra è arrivata sulle coscienze di tutti come un macigno pesantissimo”.
“Per me è stato un orgoglio contribuire alla sensibilizzazione nel modo in cui potevo – conclude Pocai -. Dopo aver fatto il corso per operatrici di ascolto con l’associazione Non ti scordar di te, non ho potuto essere molto presente nelle attività del centro per impegni lavorativi, questo è stato il mio modo di contribuire alla causa portando un un simbolo così forte in un luogo lontano da noi, rafforzando l’idea che il messaggio che porta con sé non possa né debba avere confini e limiti. Piccoli semi che fanno nascere consapevolezze e devono essere di aiuto ovunque perché ovunque purtroppo è radicato il fenomeno della violenza sulle donne che anche qui come in Italia e negli altri paesi, non è influenzato dal basso grado di scolarizzazione, analfabetismo, ceto sociale ma rispecchia la caratteristica di trasversalità riscontrabile in tutte le società. Io, Nabu e tutta la popolazione che abbiamo incontrato siamo stati davvero felici di esserci riusciti”.