Orrido di Botri, è scontro. Il Comune: “Danno di immagine per il turismo, serve una riapertura celere”

Il reparto carabinieri per la biodiversità: “Posticipo dovuto alle tante piogge e alla nidificazione di una coppia di aquila reale in zona”
Apertura posticipata per l’Orrido di Botri, interviene il sindaco Paolo Michelini. Lo fa per “evitare ulteriori speculazioni sulla vicenda”. E lo fa chiedendo un’apertura celere per non danneggiare il turismo della zona.
“La Riserva naturale dell’Orrido di Botri – spiega – è un bene demaniale ed è di fatto gestita dal Reparto carabinieri per la biodiversità di Lucca; il sindaco, per questo motivo, non può decidere arbitrariamente sulla apertura, poiché questa decisione spetta al reparto. Questa mattina, a seguito di un colloquio con il Reparto carabinieri biodiversità, è emerso che la data di riapertura è ancora incerta. Il reparto ha giustificato tale ritardo precisando che a causa degli eventi atmosferici dello scorso inverno il sentiero della riserva risulta tutt’ora non percorribile in sicurezza; inoltre, le norme di protezione dell’area sono di fondamentale importanza e richiedono una attenta pianificazione e un puntuale monitoraggio di tutte le variabili ecosistemiche per garantire le attività promozionali senza danneggiare il territorio”.
“Il sindaco, volendo evitare qualsiasi polemica – prosegue Michelini – comprende e concorda con la priorità di preservare e proteggere la biodiversità del luogo e le criticità del territorio a seguito degli eventi atmosferici invernali, ma ritiene che il tempo per valutare la situazione e mettere in sicurezza la riserva ci sia ampiamente stato e dunque si sarebbe potuto procedere con congruo anticipo. Diverse sono state le richieste del Comune al Reparto biodiversità per una veloce riapertura, anche a seguito di un sopralluogo avvenuto nel mese di aprile a cui erano presenti sindaco, responsabile dell’area tecnica del Comune ed il Reparto biodiversità. Ricordiamo inoltre che il Comune negli ultimi anni ha sempre fornito la massima collaborazione al Reparto biodiversità; ha ridotto progressivamente il numero degli ingressi a tutela del sito (dai 13mila ingressi del 2017 siamo giunti a 4mila ingressi nel 2020), reperito ulteriori necessari caschetti di protezione, provveduto al taglio dell’erba e alla pulizia e ha messo a disposizione una autovettura per la sorveglianza dell’area”.
“La chiusura di tale sito – conclude Michelini – è un danno di immagine importante per Bagni di Lucca a livello turistico ed è un altro duro colpo per l’economia della zona, per questo motivo il sindaco chiede che la Riserva venga riaperta con la massima celerità, anche con un ingresso limitato di visitatori e pur rispettando la tutela del patrimonio forestale e della sua fauna”.
In mattinata proprio il Reparto Carabinieri Biodiversità aveva ricordato anche un altro aspetto dell’Orrido. Si tratta, infatti, di una zona sottoposta alla conservazione degli uccelli selvatici, da tutelare contro ogni “disturbo ingiustificato o eccessitvo”.
“Non sempre facile risulta – dice il reparto – il bilanciamento tra promozione turistica e conservazione delle peculiarità ambientali suscettibili di alterazione. La gestione del sito di basa, in primis, su un’attenta valutazione e conoscenza delle risorse presenti, particolarmente difficile considerando l’ambiente ostile per le difficoltà oggettive di percorrenza. Ricordiano, a tal proposito, che il percorso escursionistico all’interno all’Orrido è ad elevato rischio derivante da pericolo diffuso di scivolamento sulle pietre, caduta sassi dall’alto e ipotermia. Pericoli ai quali si aggiunge l’incognita del meteo. Va considerata, infatti, la portata di tipo torrentizio del rio Pelago che ne rende imprudente la visita nelle giornate con rischio temporali”.
Di qui la scelta del numero chiuso all’accesso per salvaguardare anche la flora e la fauna sul posto. In particolare dopo alcune primavere negative è tornata a riprodursi una coppia di aquila reale.
“Il regime alluvionale dell’area e la buona notizia della riproduzione della coppia hanno determinato la decisione del reparto di posticipare la riapertura del sito – si spiega – Le forti piogge del mese di maggio a carattere temporalesco, nonché le notevoli raffiche di vento succedutesi non hanno, inoltre, permesso l’ingresso in sicurezza del personale per la verifica del percorso, operazione fondamentale prima della riapertura al pubblico. La situazione all’interno si è presentata difficilmente praticabile: piante schiantate sul sentiero e molti rami pendenti pericolosi sulle pareti dell’alveo che non permettono tuttora una apertura al pubblico in sicurezza. Bisognava valutare anche il periodo di resilienza della microfauna alle modificazioni intervenute”.
“Occorre – chiude la nota – un’attenta pianificazione e un puntuale monitoraggio di tutte le variabili ecosistemiche per avere un equilibrato utilizzo delle risorse che garantisca le attività promozionali senza distruggere proprio quello su cui si fondano”.
Foto di David Bonaventuri