Alpi Apuane, Baronti (Si): “Bloccare lo scempio che si prospetta con la fine del contenzioso”

19 gennaio 2022 | 11:48
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Alpi Apuane, Baronti (Si): “Bloccare lo scempio che si prospetta con la fine del contenzioso”

Il responsabile ambiente di Sinistra Italiana: “Se, come sembra, la proposta di conciliazione del 2018 si chiuderà nei prossimi mesi alle condizioni proposte, a farne le spese saranno le montagne, sistematicamente divorate dall’ingordigia umana”

Una nuova minaccia incombe sulle Alpi Apuane. A lanciare l’allarme è il responsabile ambiente di Sinistra Italiana Toscana Eugenio Baronti.

“Brutte nuove dal versante di Vagli di Sotto, dopo decenni di contenzioso che ha contrapposto il Comune di Vagli e Amministrazione separata di beni a uso civico, dopo milioni buttati al vento per pagare generazioni di avvocati, pareri e relazioni di Ctu, ricorsi alla Cassazione, al Consiglio di Stato, tentativi di conciliazione falliti – ricorda Baronti -. Adesso sembrerebbe, che la proposta di conciliazione del 29 giugno 2018, si possa concludere nei prossimi mesi, con un accordo su di uno schema di conciliazione che dovrà essere approvato dalla Regione Toscana a cui spetta l’ultima parola. Se l’infinito contenzioso verrà chiuso alle condizioni proposte, a farne le spese, come al solito, saranno le Apuane, un bene comune di inestimabile valore naturale, offese, sfregiate e sistematicamente divorate dall’ingordigia umana”.

“La situazione è questa: il territorio amministrato dall’Asbuc è soggetto a molti più vincoli paesaggistici, ambientali, mentre quello in capo al comune può essere più facilmente dato in concessione per lo sfruttamento estrattivo – prosegue Baronti -. Guarda caso, al Comune gli verrebbero assegnati tutte le terre a destinazione estrattiva, mentre all’Asbuc resterebbero solo quelle con destinazione agropastorale con un minimo di ristoro della comunità dagli introiti degli agri marmiferi. Com’è possibile che un ente autonomo come Asbuc accetti queste condizioni? Semplice, il consiglio è formato da amici degli amministratori di Vagli che per metterceli hanno fatto, come si dice, carte false, scavalcando illegittimamente, nelle sostituzioni, gli eletti scomodi che ne avevano diritto. In questo schema, siti già attivi vengono declassificati dall’uso civico e assegnati al Comune, vengono inseriti siti già dismessi da decenni e in via di rinaturalizzazione o già rinaturalizzati”.

“Il Comune di Vagli si è contraddistinto negli anni per uno sfruttamento selvaggio delle montagne, basta vedere com’è stato violentato un sentiero, dalle grandi potenzialità turistiche come la via Vandelli, la sella del Passo della Focolaccia che viene divorata a dei ritmi pazzeschi. Vorrei ricordare ai Vaglini che, dagli inizi del Novecento a oggi, la capacità produttiva estrattiva è cresciuta da 1 a 200. Per estrarre una tonnellata di marmo in blocchi ne viene distrutto dieci tonnellate; ogni anno perdiamo 4 milioni di tonnellate di montagna, circa un milione e mezzo di metri cubi, e questo, per soddisfare gli interessi di pochi gruppi e famiglie. Il prezzo pagato dalle comunità è elevatissimo, intollerabile. Portano via blocchi di marmo pregiato lasciandosi dietro un territorio devastato, enormi ravaneti scoscesi, marmettola pietrisco, polveri, terra rimossa, che sotto le piogge scivola a valle riempie ricettori idrici e provoca dissesto idrogeologico e alluvioni”.

“La Regione deve bloccare questo nuovo scempio annunciato, deve essere approvato un nuovo Piano regionale che impedisca che siano riaperte cave ormai chiuse da anni; che impedisca che si aprano nuove cave soprattutto in siti di pregio paesaggistico. Non devono essere sanate quelle concessioni, che non potevano essere stipulate dall’amministrazione comunale, dal momento dell’insediamento del comitato di uso civico (2002) ad oggi; concessioni rilasciate in tempi brevissimi al fine di creare il fatto compiuto e sulle quali la magistratura ha rilevato presunti atti di corruzione per le quali è in corso un’indagine penale sull’intera macchina comunale – va avanti ancora Baronti -. Il futuro di queste zone non può essere questo, è necessario e urgente iniziare da subito a costruire un altro modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente naturale e capace di creare buona occupazione e ricchezza sociale. Oggi la lavorazione del marmo è fonte di grandi profitti per gente che con la montagna non ha niente a che fare; distruggono le montagne e lasciano alle comunità locali solo briciole e un paesaggio devastato”.

“L’uso civico deve essere il garante di un equilibrio tra un nuovo modello di sviluppo da costruire e uno sfruttamento delle cave sostenibile che eviti la devastazione dell’ambiente e lo spopolamento della montagna che ha effetti altrettanto negativi. Un modello di sviluppo autocentrato sulle specificità del territorio che non è quello di spianare le montagne come sta avvenendo oggi, ma di valorizzarle, di custodire sentieri e servizi, selve, nel segno della sostenibilità, per attrarre un turismo non invasivo, offrendo prodotti della tradizione locale di qualità, incentivando il recupero di vecchi mestieri artigiani per dare vita ad una economia circolare locale che sta dando risultati sorprendenti in certe località montane soprattutto nel Nord Italia – conclude Baronti -. Ci piacerebbe che i Vaglini diventassero protagonisti e artefici di un rinascimento culturale e cambiassero direzione di marcia perché quella che stanno seguendo li porterà, alla rovina”.