Fillea Cgil: “No alla chiusura di otto aree estrattive sulle Alpi Apuane”

Il sindacato interviene sul Piano Integrato per il parco regionale: “Una nuova scelta di pianificazione che preveda la perdita di posti di lavoro non è per noi percorribile”
Piano Integrato per il parco regionale delle Alpi Apuane, in attesa della valutazione ad opera della Comunità di parco Fillea Cgil Toscana, Lucca e Massa Carrara esprime alcune considerazioni.
“Premesso che non siamo in possesso degli elaborati e del quadro normativo che compongono la proposta di Pip – dicono la segretaria generale di Fillea Cgil Toscana Giulia Bartoli, la segretaria generale di Lucca Alessia Gambassi e il segretario generale di Massa Carrara Leonardo Quadrelli – e che abbiamo incontrato il presidente del parco Putamorsi che ci ha spiegato quella che era la situazione ad ottobre, che sappiamo essere comunque stata modificata, vorremmo ribadire alcuni punti per noi imprescindibili sul tema delle cave. Con il Pit e il Prc la Regione Toscana, anche con il nostro contributo, ha regolamentato questo settore cercando un delicato e complicato equilibrio tra ambiente e lavoro. Dal 2015 in poi su iniziativa pubblica o privata sono stati adottati, approvati o presentati ai Comuni, i piani attuativi di bacino estrattivo (Pabe) frutto di percorsi in cui la Fillea Cgil ha portato il contributo dei lavoratori”.
“Francamente una proposta di Pip che, leggiamo sulla stampa, sembra prevedere una riduzione del 58 per cento circa delle delle aree contigue di cava, così come la chiusura di 8 aree estrattive, ci lascia perplessi. Tra le cave destinate a chiusura ci sono cave attive, cave che per la filiera che fortemente abbiamo voluto, generano posti di lavoro al piano. Posti di lavoro che nessuno ci ha spiegato come saranno assorbiti. Vogliamo in primis chiarezza e certezze per i lavoratori. Non possiamo accettare che il Pip metta in discussione gli equilibri a fatica raggiunti. Ci preme ricordare che la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che le aree contigue di cava non sono area protetta quindi l’escavazione in quelle aree non comporta una lesione dei valori di tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute”.
“Una nuova scelta di pianificazione che preveda la perdita di posti di lavoro non è per noi percorribile – commenta il sindacato – Abbiamo messo da mesi all’attenzione della Regione, del presidente Giani, dell’assessore Baccelli le preoccupazioni dei lavoratori. Sappiamo che in questa fase il parere della Comunità di parco non è vincolante, chiediamo però alla Regione di tenerne in dovuto conto e chiediamo di coinvolgere e ascoltare chi rappresenta i lavoratori nei percorsi che vanno a incidere sulle loro vite e su quelle delle loro famiglie. Alle aziende e alle istituzioni chiediamo di rendere effettivo che il 50 per cento dell’escavato sia lavorato in filiera corta come la legge regionale 35/2015 impone attraverso una tracciabilità controllata dalle stesse istituzioni. Siamo pronti ad aprire un tavolo, con i Comuni, con i rappresentanti delle aziende, con la Regione attenta alle istanze dei lavoratori, sulla valorizzazione delle filiere, sulla valorizzazione del materiale estratto, sulla verifica delle condizioni di sicurezza e del rispetto dell’ambiente, ma non siamo disponibili a discutere di perdita di posti di lavoro”.