Trentennale sempre, presidio Libera a Gallicano per i 30 anni dall’uccisione di Giuliano Guazzelli

In collegamento da Palermo, Giovanni Paparcuri, che rimase ferito nella strage del 1983
Si è svolto ieri (30 giugno) alla biblioteca di Turrutecava a Gallicano il presidio di Libera per il trentennale dall’uccisione di Giuliano Guazzelli. In collegamento da Palermo, Giovanni Paparcuri, che rimase ferito nella strage del 1983 contro Rocco Chinnici di cui era autista che ha delineato la situazione a Palermo nel momento della seconda guerra di mafia.
“Ci ha guidato nel ‘bunkerino’ della Procura di Palermo, dove ha avuto il merito di fare la sua parte nel maxiprocesso come esperto informatico, ruolo voluto per lui da Giovanni Falcone – raccontano da Libera -. Oggi, dopo essere stato autista giudiziario ed esperto informatico, la sua terza vita è quella di custode del bunkerino, divenuto Museo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lì, infatti, accoglie instancabilmente ogni giorno visitatori da tutta Italia, deciso a fare in modo che, al di là degli anniversari, attraverso i documenti conservati, arricchiti ciascuno con suoi ricordi personali, la memoria dei due giudici, fatta viva, passi alle nuove generazioni e diventi motivo di impegno contro le mafie. E per questo un grande grazie. Grazie anche a Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, per aver risposto, come al solito, all’invito del Comune di Gallicano, di cui suo padre, ucciso poco prima della strage di Capaci, era originario”.




“Seppure a distanza, Riccardo ha delineato la figura di suo padre a partire da ricordi di ragazzo, sia rispetto alla situazione di Palermo – dove Guazzelli fece parte del nucleo investigativo e lavorò nelle indagini sui corleonesi a fianco del colonnello Giuseppe Russo, ucciso nel 1977 – sia, a quella dell’Agrigentino, dominato da una mafia forse ancora più brutale e arcaica rispetto a Palermo – prosegue Libera -. Ad Agrigento, infatti, Guazzelli era stato assegnato alla sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale, dove tra l’altro collaborò col giudice Rosario Livatino che, data la giovane età, considerava come un figlio, aspetto ribadito con commozione da suo figlio. Il dibattito in presenza che è seguito – guidato dall’assessore alla cultura di Gallicano, Silvia Lucchesi, che ha posto domande ai due relatori, Umberto Baldocchi e Alberto Vannucci – ha offerto numerosi spunti di riflessione. Procedendo da quel 1992 al centro è stata messa l’attualità”.
“Il nuovo modo di agire meno appariscente delle mafie e il loro dilagare non solo in Italia, ma in tutto il mondo; il legame tra mafie, politica, imprenditoria; i rischi della corruzione, per niente debellata dal 1992, e quello che le mafie riescano a lucrare del Pnrr; il disinteresse dei cittadini, e soprattutto dei giovani, ad esercitare il diritto di voto per partecipare alla gestione dello Stato; la necessità di un vero cambiamento culturale, profondo e diffuso, che coinvolga le nuove generazioni – concludono da Libera -. Insomma, valori da ricostruire, come ha argomentato ampiamente in particolare Umberto Baldocchi; Costituzione da rispettare e realizzare nei suoi principi fondamentali, se si vuole davvero contrastare la corruzione, le mafie ed i loro interessi, come, nella spirito di Libera, sostanzialmente ha sottolineato Alberto Vannucci”.