La leggerezza e la profondità di Fabio Genovesi sul palco del Teatro di Verzura

Aneddoti e storie di vita vissuta, sul mare e non, per la presentazione de 'Il calamaro gigante'

Quella che era stata annunciata come la presentazione dell’ultimo libro di Fabio Genovesi Il calamaro gigante (Feltrinelli, 2021)  si è trasformata in una sorprendente conversazione moderata da Gina Truglio e Alessandro Profetti, intrisa di leggerezza e di profondità proprio come quella del mare.

Il mare in senso metaforico e non, è infatti il protagonista indiscusso del brillante percorso letterario dell’autore Fabio Genovesi, ospite ieri sera (17 luglio) al Teatro di Verzura a Borgo a Mozzano.

Uno scrittore, che sembra essere consapevole che per scrivere bene, è giusto scrivere di ciò che si sa pescando (tanto per rimanere in tema) dal proprio vissuto. D’altronde non poteva fare altrimenti lui, nato al mare da una famiglia che sembra essa stessa desunta da un romanzo, in cui era l’unico nipote di dieci zii scapoli e tutti comunisti.

“Quando diciamo di essere stati al mare – afferma – in realtà non ci siamo stati veramente. Esattamente come il circo in cui mi portò mio padre da bambino. Il tendone rattoppato visto dal fuori è come la superficie scintillante del mare: mi ha insegnato che le cose meravigliose che vi accadono sono tutte dentro e dove non si tocca”.

Il prolifico scrittore e sceneggiatore di Forte dei Marmi, ha all’attivo una collaborazione con la giornalista Concita De Gregorio e Davide Parenzo per la trasmissione In Onda su La7.

“La mia esperienza con Concita De Gregorio – sottolinea – è nata per parlare dell’oggi partendo da un’unica parola per scoprirne l’etimologia ed il significato. Ogni singola parola nasconde una grande verità. La parola guerra ad esempio, non deriva da bellum ma da werram quella condotta dai varbari, che vuol dire conflitto: un termine delirante ormai entrato nel nostro gergo abituale”.

Passa con grazia dalla narrazione letteraria a quella televisiva Genovesi che attraverso l’esperienza del il Giro d’Italia,  con il suo Processo alla Tappa per Rai Sport e il Tour de France ha realizzato uno dei suoi più grandi sogni

“Il bello di scrivere libri  è che puoi fare tante altre cose. Io – prosegue – ho accettato immediatamente di raccontare il Giro d’Italia che avevo sempre sognato di affrontare da corridore, senza però averne il talento. Narrarlo da scrittore come in passato avevano fatto Pasolini e Buzzati è stato un regalo inaspettato che mi ha fatto il Corriere della Sera. Vivere come scrivere non è sapere con certezza cosa si deve fare, ma è l’esatto opposto: è sapersi liberare da soli, percorrendo senza troppo pensarci, strade che possono anche rivelarsi sbagliate”.

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