L’alluvione di Firenze, oggi 54 anni fa: da Viareggio i pattini per salvare chi rimase intrappolato

L’Arno straripò prima dell’alba, intorno alle 5 di mattina, dopo che da giorni pioveva incessantemente
Anche i pattini, e i bagnini, arrivati da Vareggio e dalla Versilia, salvarono chi era rimasto intrappolato nell’alluvione di Firenze, il 4 novembre del 1966.
Quel giorno, per fortuna, era festa e le scuole erano chiuse: quelle del centro, come la Cairoli Alamanni, in via della Colonna, fu invasa da acqua e fango. Se gli scolari fossero stati in aula, non avrebbero avuto scampo.
Firenze fu inghiottita dalla furia dell’Arno in piena, e l’area interessata fu di oltre 6 chilometri quadrati, oltre due terzi della città. Fu un’inondazione senza precedenti.
L’Arno straripò prima dell’alba, intorno alle 5 di mattina, dopo che da giorni pioveva incessantemente. La notte in pochi dormirono, facendo la spola tra la propria casa e i lungarni per vedere, dalle spallette, il fiume che si ingrossava di ora sotto la pioggia. Nessun allarme fu dato, per evitare il panico, ma alla fine l’Arno ruppe gli argini e iniziò, per molti, la fuga dalle proprie case, e la corsa, contro il tempo, per portare in salvo le cose care.
Un fiume di acqua e fango invase il centro, alluvionando la Biblioteca Nazionale, piazza della Signoria, piazza del Duomo, piazza Santa Croce, superando l’altezza dei primi piani, per poi raggiungere le periferie.
Solo dopo le 22 di quel giorno infernale l’Arno accennò a calare, mentre Firenze era sommersa e per giorni rimase la devastazione. Per far rinascere la città gigliata si mosse tutto il mondo, con gli angeli del fango arrivati da ogni dove per salvare un patrimonio culturale senza uguali e le botteghe.
“Il ricordo dell’alluvione rimanda a uno dei momenti più drammatici per la Toscana. Nel 1966, l’Arno che allaga Firenze e il suo bacino colpisce la sensibilità dei toscani, degli italiani e di tutto il mondo. La memoria degli ‘Angeli del fango’, che arrivano ad aiutarci, è ancora parte della nostra storia e della nostra cultura. Ogni 4 novembre è una buona occasione per pensare all’impegno costante e agli interventi che possono prevenire le alluvioni e permettere una sempre maggiore difesa del suolo”. Così il presidente della Regione Eugenio Giani, intervenuto stamattina al webinar ‘1966-2020 – Dalla grande alluvione dell’Arno agli eventi meteo-climatici sempre più estremi e devastanti. Analisi dei rischi e della prevenzione dalle mappe delle Autorità di Distretto idrografico italiane’, organizzato dalle Autorità di distretto dell’Appennino Settentrionale e Centrale.
Oltre al presidente ha parlato anche l’assessore all’ambiente Monia Monni, che ha fatto anche un breve punto su opere e progetti in via di realizzazione per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. “Sono giornate frenetiche – ha detto l’assessore -, segnate dall’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, ma ho voluto comunque partecipare al convegno organizzato in occasione dell’anniversario dell’alluvione che colpì Firenze e altre città toscane. La Toscana, negli ultimi 10 anni, ha investito 100 milioni di euro l’anno per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico, in un’epoca in cui i cambiamenti climatici sono evidenti e tangibili. Nei prossimi anni la Regione intende rafforzare questo impegno per la sicurezza dei nostri cittadini e delle aree produttive e per preservare il nostro patrimonio. Lo faremo portando a compimento cantieri e progetti in corso e già finanziati per un totale di oltre 500 milioni, e aggiudicandoci i 534 milioni di interventi già proposti al Ministero, da finanziare con il Recovery Fund e da realizzare entro il 2026. L’impegno – ha concluso – sarà tenere insieme sicurezza, valorizzazione ambientale e paesaggistica e fruibilità. Torneremo a guardare i nostri fiumi non come elementi di ansia e preoccupazione, ma come luoghi di bellezza e vivibilità”.
Nei prossimi anni, come spiegato sempre dall’assessore, saranno completati gli interventi ad Arezzo relativi all’alluvione del 2019, a Grosseto, per il completamento della cassa di espansione di Campo Regio, a Livorno, per l’adeguamento del Rio Ardenza e del Rio Maggiore, a Massa e Carrara del Carrione e del Frigido, nella piana di Firenze, Prato e Pistoia, per la realizzazione delle cassa di espansione dei Renai e del Pontassio e delle arginature del Calice, in lucchesia e pisano, per l’adeguamento delle arginature del Serchio, nell’area senese-fiorentina, l’adeguamento del torrente Elsa e, nell’area fiorentina, il completamento delle casse di espansione di Figline, l’adeguamento della diga di Levane e la progettazione di quelle della Sieve.
(foto Rodolfo Martinelli)