‘Il referente’, ecco l’ultimo capitolo della saga di Beppe Calabretta

Protagonista sempre il ruvido vice questore Bruno Carcade nel romanzo più corale della serie
Referente: parola vaga dai contenuti inafferrabili… Ovvero, una persona a cui fa capo una certa attività in un determinato ambito geografico, politico o culturale: un termine che ha incontrato un largo successo nei media, tv e carta stampata, più o meno a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, quando l’arte sottile del dire e non dire, dell’alludere senza mai precisare, del generico e dell’indistinto riuscì a raggiungere vette di rara barocca evanescenza.

È stata forse proprio tale sfuggente indeterminatezza a colpire la fantasia di un narratore di storie noir, di solito uso a una scrittura invece secca e tagliente, come Beppe Calabretta, che di questo vocabolo ha fatto il titolo il titolo del suo sesto romanzo poliziesco. Protagonista sempre il ruvido vice questore Bruno Carcade, il personaggio seriale inventato dallo scrittore calabro-lucchese, impegnato nella lotta alla criminalità su scenari di provincia ma non per questo meno cattivi.
E ben lo sa la commissaria Claudia Bellini, sua amica e collaboratrice che, ferita nel corso di un’operazione di polizia per la cattura di un latitante, si ritrova malconcia nel fondo di un letto d’ospedale. Muove da questa vicenda un’indagine tra Lucca, Firenze e la Versilia, che riserverà non poche sorprese: per esempio, quella di un’associazione criminale vasta, con profonde radici nella società toscana e che gode del favore di personaggi tanto potenti quanto insospettabili. Un grumo malefico che Carcade contrasterà con tutte le forze e l’intelligenza di cui è capace, utilizzando con pienezza il suo metodo di lavoro che mescola una rigorosa razionalità alla capacità di “annusare” l’umanità del colpevole e di lì procedere al progressivo e, sia pur faticoso, disvelamento del malaffare e dei suoi responsabili.
È infatti una guerra complessa quella contro i poteri criminali, soprattutto quando questi si annidano addirittura all’interno delle istituzioni che dovrebbero tutelare i diritti dei cittadini e garantire loro ordine e sicurezza. Per fortuna Bruno Carcade non è un eroe solitario, ma ha il bene di avvalersi di un organizzato lavoro di squadra: un pugno di collaboratori esperti, magistrati e poliziotti, rodati da tante e tante inchieste condotte sul campo e capaci di prendere iniziative e assumersi responsabilità. Carcade li ha fatti professionalmente adulti uno a uno e con simpatia, per non dire affetto, li segue, valorizzandone qualità e competenze.
Il referente è, forse, il romanzo più corale di Calabretta che sembra voglia fornire al Lettore l’indicazione per cui uniti si vince: solo quando tutti compiono fino in fondo, e magari anche un po’ più in là, il proprio dovere, è possibile ottenere vittorie importanti nella incessante lotta del bene contro il male. Insomma, ci dice l’autore, per vincere non ci vogliono i leoni, ma eroi modesti e quotidiani intrisi, però, di senso del dovere e capaci di esercitare la pazienza e l’ironia… Anche quando il cuore soffre e trema. Come quello di Bruno Carcade alla notizia di una possibile, grave, malattia di Elina, la moglie tanto amata: l’ennesimo tratto di umanità che l’autore regala al suo personaggio, solo apparentemente ispido e scontroso. Una piega narrativa che prepara, forse, l’uscita del vicequestore dalle pagine romanzesche. Queste le sue parole di commiato (?) “Con Elina abbiamo deciso di prenderci un lungo periodo di vacanza. Torniamo in Calabria, alla nostra terra e soprattutto al nostro mare. Non sappiamo quanto a lungo durerà questa vacanza né cosa decideremo di fare quando sarà finita, comunque per molto tempo non ci vedremo e ci mancherete tutti…”.
Anche tu ci mancherai, Bruno. Riposatevi tu ed Elina, e a presto.
Beppe Calabretta, Il referente, Tralerighelibri editore, Collana Nero, pp, 228, Euro 15,00