“Troppi rischi per la comunità”: Porcari ribadisce il no all’impianto a Salanetti
La conferenza dei servizi in Regione ha posticipato la decisione sull’autorizzazione al prossimo incontro, fissato per fine marzo
“Un aumento esponenziale del traffico pesante, reflui industriali da smaltire in depuratori non meglio precisati e preoccupanti dubbi sul passato ambientale della zona“: sono queste le ragioni che hanno portato il comune di Porcari a ribadire ieri (22 gennaio), nel corso della conferenza dei servizi convocata dalla Regione Toscana, il suo netto rifiuto all’impianto di riciclo pannolini e tessili a Salanetti proposto da Retiambiente.
La vicesindaca Roberta Menchetti, presente all’incontro, ha messo in evidenza numerose criticità che continuano a destare forte preoccupazione, lasciando il progetto in una situazione di stallo. La Regione Toscana ha deciso di posticipare la decisione sull’autorizzazione al prossimo incontro, fissato per fine marzo, ma nel frattempo le questioni sul tavolo restano numerose e spinose, a partire dal traffico.
“Con l’impianto operativo – argomenta Menchetti – la zona vedrebbe un aumento insostenibile di mezzi pesanti che complicherebbe una viabilità già critica e metterebbe a rischio la sicurezza dei cittadini. Non pensiamo che la rotonda su via Rossi sia sufficiente per fluidificare il traffico, ma comunque è certo che dovrà essere realizzata prima dell’impianto, non dopo, se davvero vogliamo fare l’interesse delle comunità che serviamo. Questo obiettivo, però, richiede un iter amministrativo che dovrà essere presidiato da RetiAmbiente, comune di Capannori e provincia di Lucca: i tempi potrebbero non essere brevi”.
Un’altra questione cruciale riguarda la gestione dei reflui industriali che l’impianto produrrebbe. “Questi non potranno essere conferiti al depuratore consortile e dovranno essere smaltiti altrove, peggiorando ulteriormente la situazione,” ha sottolineato Menchetti. A questo si aggiungono i problemi storici legati alla collocazione dell’area, che presenta già numerose criticità. “Con un passato così ingombrante – ha aggiunto la vicesindaca – è indispensabile procedere con ulteriori accertamenti ambientali, un obbligo non solo normativo ma anche morale”.
Non meno importante, infine, la questione della distanza dal centro abitato che, al momento, non risulta chiarita. La delibera della giunta del comune di Porcari del 28 novembre ha certificato la presenza di un centro abitato a soli 80 metri dal sito dell’impianto. Secondo il piano rifiuti e bonifiche regionale in vigore all’inizio del procedimento proposto da RetiAmbiente quella distanza sarebbe insufficiente per rilasciare un’autorizzazione. Tuttavia, il nuovo piano regionale ha eliminato la distanza di almeno 200 metri come criterio escludente, lasciando ai proponenti di impianti già in iter autorizzativo la facoltà di scegliere se seguire le vecchie o le nuove norme. L’assessora regionale all’ambiente Monia Monni ha però assicurato che i procedimenti in corso proseguiranno con la normativa precedente. Restano dunque le incertezze e si spostano sul piano della giurisprudenza.
“Non possiamo ammettere un impianto – conclude la vicesindaca – che avrebbe un impatto non accettabile sul nostro paese, sia in termini ambientali sia di vivibilità. Con il ricorso al consiglio di stato ancora pendente, e la determinazione della nostra amministrazione a non fare un passo indietro, la battaglia è tutt’altro che conclusa. Una sola cosa è certa: Porcari non mollerà la presa”.