
Invisibili e vigliacchi. Da combattere a viso aperto e a testa alta. Senza vittimismi, ma allo stesso tempo con fermezza. Il sindaco Giorgio Del Ghingaro, a due giorni dalle polemiche intorno al dibattito elettorale di Artè (“Hanno tentato anche di abbattere il cancello della struttura”, dice il sindaco) non le manda a dire a quelli che ritiene facinorosi organizzati, che nulla avrebbero a che vedere con il comprensibile dissenso di chi non ha potuto assistere alla serata di confronto fra i candidati, poi calati a due.
L’occasione, per il sindaco di Capannori, di ricordare alcuni episodi di violenza, legati alla politica e ai momenti elettorali, di cui è stato oggetto e vittima: “Cinque anni fa – ricorda – ignoti mi dettero fuoco alla sede elettorale, poi sempre ignoti disegnarono svastiche sui muri del comune, poi ignoti, scrissero sugli stessi muri Del Ghingaro muori, poi ignoti deturparono alcune opere pubbliche fatte dalla mia amministrazione e ora lo rifanno, poi ignoti fecero pervenire missive anonime non precisamente amorose, poi ignoti mi mandarono una lettera con dentro una pallottola (ed è la prima volta che lo racconta, ndr)”. Un legame ideale con la recrudescenza di violenze e polemiche di questi ultimi giorni di campagna elettorale, da parte di persone che il sindaco uscente non esista a definire fascisti. “Ecco gli ignoti sono questi – spiega – delinquenti e violenti, volgari e fascisti. Non ho mai permesso agli altri e a me stesso di temerli, li ho sempre combattuti a testa alta, anche se sono invisibili e vigliacchi”.
Per il sindaco, peraltro, questo sarebbe un sintomo di debolezza degli avversari politici. Il primo cittadino non ha dubbi sull’esito del voto, infatti. “Ho fatto un po’ di giri in campagna elettorale con Luca Menesini – dice – e posso dire che penso che ce la farà tranquillamente, se non fosse domenica sicuramente fra quindici giorni”. E chi contesta, in questo momento, sembra dire, lo fa solo perché sa di uscire sconfitto dal confronto democratico.