Giunta nuova, problemi vecchi: Tambellini non si libera del dissenso interno

Giunta nuova, problemi vecchi. Il riassetto deciso, dopo un mese di riflessioni, dal sindaco Alessandro Tambellini, anche alla luce delle immediate reazioni provenienti dalla stessa maggioranza, non ha risolto i problemi che si era cercato di superare con una serie di confronti, aperture, discussioni, riunioni di maggioranza e affini. E all’indomani dell’annuncio del riassetto tutto sembra nebuoloso esattamente come alla vigilia. Salvo una questione, cui finalmente è stata data una risposta: quella che si era aperta dopo le dimissioni/licenziamento di Tuccori era evidentemente una crisi sia politica, sia amministrativa. Che fosse politica lo dimostra il fatto che, dietro un sostegno confermato all’interno della maggioranza all’amministrazione Tambellini, evidentemente si cela anche una valutazione critica del suo operato che potrebbe sfociare, come già successo con l’addio alla presidenza della commissione sociale da parte di Valentina Mercanti, in un voto in dissenso in consiglio comunale o, quel che è peggio, in una continua ricerca di equilibri all’interno della maggioranza a caccia della quadratura del cerchio, con conseguenti ritardi e rinvii delle decisioni più controverse e importanti.
Ma è stata anche un crisi amministrativa, come dimostrano le decisioni del sindaco, che ha riequlibrato le deleghe ammettendo l’eccessivo carico affidato a un paio di assessori e ridistribuendole ad altri dalle responsabilità meno pesanti. E come dice anche la volontà, anticipata dall’assessore Raspini a dirigenti e sindacati, di riorganizzare la macchina comunale nel senso di una maggiore efficacia dell’azione e a un maggior legame fra le scelte politiche e la loro attuazione.
Ma la consapevolezza che in qualche modo avessero ragione entrambi i “contendenti” durante il dibattito sul futuro della giunta Tambellini, evidentemente non ha portato a sciogliere alcun nodo e avrà come conseguenza il protrarsi una serie di muro contro muro che di certo non potrà giovare né aiutare l’auspicato (da molti), cambio di passo di questa esperienza del centrosinistra alla guida della città capoluogo. Ancora una volta le parti si sono chiuse a riccio a difesa delle loro posizioni, dando in qualche modo ragione agli “avversari”. Se per Tambellini infatti servivano pochi aggiustamenti, infatti, dall’altra parte (che poi è la stessa parte) si è detto che la montagna ha partorito un topolino. Se per Bambini, segretario comunale del Pd, adesso è il tempo di dare le priorità di un’agenda amministrativa troppo compassata, dall’altro si ironizza sul “re nudo”.
Ma il re, va detto, non ha mai nascosto di essere nudo, specie dopo l’escalation politica ed elettorale di Matteo Renzi, arrivato alla guida di Palazzo Chigi. E soprattutto, piaccia o meno, in questo momento “il re” è parte maggioritaria, seppur di un soffio, del partito a livello comunale e può contare su un supporto forte a livello regionale e centrale. Come dire, si può anche pensare di avere tutte le ragioni del mondo ma bisogna tenere conto anche delle ragioni (e delle aspettative, e delle ambizioni) altrui.
Anche per un altro ordine di ragioni. L’anno prossimo, infatti, si andrà al voto per il rinnovo del consiglio regionale e per il governatore. Con tutta probabilità alla ricandidatura di Rossi, che pur ha tentato in tutte le maniere (a differenza, sul locale, di Tambellini) di accondiscendere al “nuovo”, verrà contrapposta quella del ministro Maria Elena Boschi. Il rischio è un’altra “guerra fredda” con inevitabili conseguenze sul terzo anno e mezzo di mandato Tambellini. Con il rischio, peraltro, senza Enrico Rossi alla guida della Regione, di non avere poi nessun asse su cui fare leva.
Insomma, Tambellini aveva promesso di fare presto e bene. Di sicuro non ha fatto presto, sulla bontà delle scelte si valuterà solo da quello che questa giunta riuscirà a produrre. Di certo, se possibile, non avrà vita più facile, e non certo per merito dell’opposizione, di quella che ha avuto fin qui. E questo era forse l’unica vera questione cui occorreva dedicare tutto il tempo possibile. Se poi, come dice il sindaco, tutte le “aperture” sono state rispedite al mittente, questa è questione di cui si dovrà interessare anche il segretario territoriale del Partito Democratico, Patrizio Andreuccetti. Che, da sindaco, ora capisce ancor meglio quali sono le dinamiche necessarie per una buona (e duratura) amministrazione.
Le condizioni, è vero, non sembrano esserci. Ma stiracchiare un’esperienza amministrativa con l’appoggio pubblico e la critica nelle stanze di partito (con qualche fuga all’esterno) non giova né a Tambellini né al futuro del centrosinistra in città. A meno che non si voglia arrivare alla rottura palese, alla sfiducia in aula, alla sfida continua per poi andare alla conta e nel caso, a parti invertite, per rendere la pariglia.
Ripercorrendo dinamiche, queste sì old style, che i cittadini in primis rischierebbero proprio di non capire.
Enrico Pace
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