Pdci: “Stretta del credito, e non si vede la fine della crisi”

Contrazione dei prestiti dalle banche, interviene Francesco Nolli del Partito dei Comunisti Italiani: “Apprendiamo dalla stampa che la contrazione dei prestiti dalle banche verso il sistema economico, in particolare verso le imprese, non accenna a diminuire. Dai dati riportati relativi alla nota mensile di Bankitalia infatti si evince che anche dopo le misure prese dalla Bce con l’avvio dell’acquisto di 1.140 miliardi di euro di titoli, in gran parte di Stato, da parte della Banca Centrale Europea, l’attività delle banche nel nostro Paese rimane caratterizzata da una contrazione del credito senza fine. Dopo i roboanti annunci della Bce che aveva detto a chiare lettere che la sua azione, per altro già ampiamente scontata dal mercato, dovesse essere finalizzata a far migliorare l’erogazione di prestiti da parte delle banche, assistiamo, ancora una volta, ad un’altra desolante contrazione di prestiti operata da parte del sistema creditizio operante in Italia ai privati, dell’1,8%. Per il sistema delle imprese questa contrazione è stata del 2,8%”.
“Per contro – prosegue Nolli – la consistenza dei titoli di Stato italiani è aumentata fino alla quota di 416,5 miliardi dai 400 circa di fine dicembre. Continuano ad aumentare di converso le sofferenze che hanno raggiunto il 15,4%. Viene ancora una volta confermata la non volontà da parte del sistema bancario operante in Italia di voler mettere a disposizione della “crescita” la liquidità necessaria ricevuta dalla Bce, oltretutto con un ulteriore esborso da parte del nostro Paese. Questa scelta è anche dovuta ad una classe dirigente incapace di indicare una via dello sviluppo reale e concreta, alternativa e coerente con le nuove esigenze di carattere ambientale, sociale e produttivo, basata sul rilancio dei consumi e della domanda interni, con le doverose innovazioni di processo e di prodotto, tutte cose ormai non più rinviabili. Stando così le cose sarebbe un’ennesima occasione sprecata ed un’ulteriore beffa per i contribuenti italiani se tutta questa massa di liquidità dovesse essere trasferita sul mercato finanziario, ponendo le basi per un’ulteriore fase speculativa, magari condita con un aumento dell’inflazione. Una vera manna per chi costruisce le proprie fortune sull’avvicendarsi di questi fenomeni”.