Enrico Rossi celebra la Liberazione a Prato: “La Resistenza non è stato un fatto di pochi”

25 aprile 2015 | 12:23
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Enrico Rossi celebra la Liberazione a Prato: “La Resistenza non è stato un fatto di pochi”

“Al fascismo di oggi alziamo gli argini dell’idealità. Ispirarsi al periodo della Resistenza e della Liberazione può e deve essere il nostro modo per trovare forza nel presente. Non dobbiamo farci ricattare dalla paura e da chi la agita. La paura non ci deve far perdere umanità rispetto a quello che accade. Accogliere chi fugge dalla miseria e dalla guerra oggi è questa la Resistenza”. Sono alcune frasi pronunciate da Enrico Rossi, presidente uscente della Toscana e candidato alla rielezione, nel corso dell’intervento dal palco tenuto oggi al termine delle celebrazioni ufficiali del 70esimo anniversario della Liberazione nella città di Prato, che Rossi ha definito “profondamente democratica”.

“A chi ha voluto in questi anni – aggiunge il presidente della Toscana – denigrare la Resistenza, mettere sullo stesso piano oppressi e oppressori, dobbiamo rispondere che non abbiamo bisogno di memorie bipartisan”. “Chi voleva denigrare – ha voluto sottolineare Rossi – ha anche detto che la Resistenza era un fatto di pochi. E invece no. E’ stato un popolo intero che ha fondato la Repubblica, ci ha dato la Costituzione e ci ha regalato lo splendido articolo 1”.
Rossi ha voluto ricordare la Resistenza armata, la Resistenza civile, la Resistenza dei militari che non scelsero il compromesso con il regime di Salò. “Tutte insieme sono state una Resistenza perfetta che – ha affermato il candidato – ha dato vita alla Costituzione e ci ha consentito di costruire la nostra vita democratica”. “Anche per questo – ha concluso Rossi – oggi dobbiamo chiedere alla comunità internazionale di fare qualcosa di più rispetto a quello a cui assistiamo e che Papa Francesco ha definito la terza guerra mondiale. E’ poco mettere qualche soldo. Non vorrei che qualcuno un giorno ci ricordasse che di fronte alle immagini siamo rimasti indifferenti. C’è bisogno di un sussulto della politica nel mondo occidentale e della consapevolezza che una tragedia può impattare su di noi. E non se ne esce con formule magiche di odio”.