Accoglienza, Rossi: “Dico no alle tendopoli”

7 maggio 2015 | 14:30
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Accoglienza, Rossi: “Dico no alle tendopoli”

“Resto contrario alle tendopoli e alle concentrazioni, alle caserme per accogliere i profughi. Ribadisco che su questo argomento dobbiamo porci dei limiti qualitativi”. Così Enrico Rossi, presidente uscente della Toscana e candidato alla rielezione, torna a esprimersi sulle soluzioni per gestire il flusso di persone che giungono sulle nostre coste attraverso il Mediterraneo, sollecitato da una domanda del pubblico nel corso di un incontro svoltosi questa mattina nell’Hotel La Pace di Montecatini Terme.

“Le nostre città – ha aggiunto Rossi – non sono un’isola, il nostro Paese è al centro di grandi movimenti, il Mediterraneo è ormai un enorme cimitero, l’Africa è travolta dai conflitti e l’Isis sta generando crisi senza precedenti”.
“Siamo di fronte a gente che fugge dalla miseria e – sottolinea Rossi – noi dobbiamo fare un salto di analisi. Sbaglia chi ritiene che questa emergenza mondiale vada affrontata con logiche provinciali. Sbaglia anche l’Unione Europea che ha risposto in modo insufficiente, con risorse inadeguate e soprattutto senza una strategia complessiva. Piuttosto servirebbe un vero e proprio grande piano Marshall per governare, e non subire, questo esodo di donne e uomini che scappano da guerre e persecuzioni”.
Per tutti questi motivi, Rossi ribadisce la sua proposta già formulata a sindaci e Prefetti per gestire questo fenomeno. Tre i punti: “Un’accoglienza sostenibile e rispettosa. Fissiamo un limite qualitativo all’accoglienza per ogni territorio in base a specifici parametri. La giusta accoglienza deve valere verso chi arriva e verso i cittadini italiani che risiedono nei territori. Una geografia sociale consapevole – è il secondo punto -. L’accoglienza va effettuata in piccole strutture, distribuite adeguatamente sul territorio. Non più di poche decine di persone per gruppo, affidate alla gestione di associazioni di volontariato e con un ruolo di riferimento e coordinamento svolto dal sndaco del Comune interessato. Una reciproca umanità – si prosegue con il terzo punto -. Non esiste buona accoglienza e integrazione adeguata senza un impegno, da parte di chi viene accolto, a restituire alla comunità che accoglie un servizio di pubblica utilità. Tale attività dovrà essere svolta senza remunerazione. Sarà compito delle associazioni individuare le modalità concrete di svolgimento, d’intesa con i sindaci”.