Mugnai (Fi) su turismo: “La Toscana si vende da sola, ma serve potenziare la promozione”

“Sul turismo finora la Regione ha riposato sugli allori, convinta di poter vivere della rendita scaturita dai mille tesori artistico-culturali di cui la Toscana è scrigno e da un paesaggio che alla bellezza naturale ha nei secoli abbinato la sapiente opera dell’uomo: insomma, si è lasciato che la Toscana si vendesse da sé senza null’altro fare. Conseguenza: oggi in una terra come la nostra il turismo incide sul Pil regionale appena per il 6,1%”. Questo uno dei passaggi con cui il candidato di Forza Italia alla presidenza della Regione Toscana Stefano Mugnai è intervenuto poco fa al confronto con Federalberghi Firenze presso il Grand Hotel Villa Medici.
“In questa legislatura – ha affermato Mugnai – si è normato poco, nel senso che per quattro anni e mezzo Rossi è stato impegnato nel braccio di ferro con Renzi perdendolo clamorosamente, e male, nel senso che quando negli ultimi mesi lo si è fatto si è approvata una perla nera come il piano del paesaggio che, così fatto, blocca la crescita della nostra terra nel nome di un dirigismo veteroambientalista che nemmeno nella Cina di Mao. E quando qualche buona legge in Consiglio si è approvata, i buoni effetti magari stimolati dall’opposizione si sono infranti sui regolamenti attuativi, che la giunta realizza a sua esclusiva misura”.
Mugnai punta a cambiare: “La Toscana va liberata. Vanno messi in campo strumenti di promozione che non siano tanto, o non solo, i portali internet cui pensa il governatore uscente Rossi come panacea di tutti i mali. No: serve marketing territoriale mirato, cucito sui singoli territori, e servono sostegni a chi come voi è impegnato in un’accoglienza qualificata che, per chi arriva in Toscana da fuori, rappresenta un po’ il biglietto da visita per la nostra regione. Infine la burocrazia: oggi il costo in tempo e denaro per pratiche e moduli vi costringe ad autentici pellegrinaggi ‘col cappello in mano’ negli uffici del notabile di turno solo per ottenere il rispetto del vostro diritto a lavorare e a produrre ricchezza per la collettività, diritto oggi ormai elargito come fosse una concessione. Io cambio, insieme si può”.