





E anche Baccelli visitò la famigerata “Stecca”, la struttura del Quartiere Giardino di Pontetetto che è diventata, per la costanza del comitato, uno dei must della campagna elettorale anche per le regionali. Il candidato per il consiglio regionale è stato infatti invitato dai residente a conoscere la realtà della zona e a capire i motivi della loro protesta contro la decisione, definita “unilaterale”, da parte del Comune di modificare il contratto di quartiere senza più provvedere alla demolizione del gruppo di case alle spalle dell’ex sede della Polizia Municipale di Pontetetto ma di provvedere alla loro riqualificazione per destinabili ad alloggi di transizione.
Baccelli ha ascoltato le posizioni del comitato, esposte dall’ex vicesindaco Giovanni Pierami, la storia del contratto di quartiere, il suo iter e le ultime novità che vengono contestate dai cittadini: “La relazione del Comune inviata al ministero – ha ricordato in particolare Pierami – è mezza falsa e mezza fatta con il copia-incolla. Non è congrua, insomma, e in più viene meno l’obiettivo principale di quel documento che fu concertato con tutte le associazioni della zona, ovvero di integrare tutte le parti del quartiere eliminando la condizione di ghetto”. Una delle residenti nella “Stecca”, poi, fa un accorato appello a risolvere la situazione: è in attesa dell’assegnazione di un nuovo appartamento di quelli di nuova costruzione nel quartiere e nel frattempo abita in una abitazione di 35 metri quadrati che, secondo una perizia dei vigili del fuoco, sarebbe inagibile dopo che l’appartamento del piano superiore è andato a fuoco. “Ci sono appartamenti – dicono in coro alcuni cittadini – fatiscenti dove ci abitano le persone dentro, ci sono topi che girano nei giardini. Insomma il contratto di quartiere va rispettato e la Stecca, simbolo del degrado del quartiere, va tirata giù”. E si mescolano così proteste “private” alla voglia collettiva di vedere il termine di un progetto che va avanti da anni e che non sembra trovare la luce, specie dopo il mezzo stop richiesto dal Comune.
Baccelli fa la sintesi delle posizioni dei cittadini ma non sposa necessariamente i motivi della protesta: “Mi viene detto – dice – che forse la Regione potrebbe diventare un attore importante nella questione del Quartiere Giardino. Quello che posso dire è che, se diventerò consigliere regionale metterò attenzione a questo tema per quanto di competenza. Che non vuol dire dare ragione a prescindere ai cittadini. Ho accettato l’invito qui non solo perché sono abituato a sentire le istanze di tutti, ma anche perché in questa campagna ho visto la presenza in questa zona di esponenti locali e nazionali di Fratelli d’Italia i cui toni non mi sono piaciuti e non sono propedeutici a soluzioni. Invece la prospettiva deve essere quella di recuperare un dialogo con il Comune di Lucca e dialogare sulla proposta di modifica del contratto di quartiere. Mi sembra, infatti, che si sia creato un muro contro muro che va stemperato, magari costituendo un tavolo comune. Ma bisogna essere predisposti al dialogo per partecipare. Se si dice soltanto che il contratto di quartiere deve essere rispettato questa predisposizione non mi sembra che ci sia”. “Il tavolo comune? – dice Pierami insieme ad alcuni cittadini – A noi è stato detto, nell’incontro con l’amministrazione, che erano disposti solo a parlare della collocazione del verde pubblico, ma non a mettere in discussione il mancato abbattimento della Stecca”.
Baccelli, poi, con alcuni residenti fa un giro proprio della zona degradata, la “Stecca” da abbattere come ricordano gli striscioni all’ingresso di via delle Gardenie e le scritte sui muri. Entra anche in una casa, quella della signora che ha fatto l’appello accorato per una nuova sistemazione. Con lui anche il presidente della commissione urbanistica del Comune, Lucio Pagliaro, che potrebbe essere naturale interfaccia per provare a ricostituire il dialogo interrotto con Palazzo Orsetti. Al momento il presidente uscente della Provincia prende solo atto della situazione. Del resto si tornerà a parlare da lunedì, a urne chiuse.
Enrico Pace