Elezioni regionali, godiamoci il silenzio. Finché dura

30 maggio 2015 | 10:02
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Elezioni regionali, godiamoci il silenzio. Finché dura

Madonna che silenzio c’è stasera. Già, perché dalla mezzanotte di oggi (30 maggio) è scattato il silenzio elettorale in vista delle elezioni regionali e comunali (che interessano 4 comuni del nostro comprensoorio) di domani, domenica 31 maggio. E durerà fino alle 23, quando si apriranno le urne per lo scrutinio, che partirà alla chiusura delle urne per le regionali e alle 14 di lunedì (1 giugno) per le comunali.
Un silenzio elettorale, quello scattato alla mezzanotte, che fa seguito ad oltre un mese di fin troppe parole da parte dei candidati. Ognuno dei quali, ogni giorno e più volte al giorno, ha voluto esprimere e presentare il proprio programma, la propria posizione. Ha voluto ribattere agli altri, mettere una bandierina su questo o quel tema dell’agenda politica. Il tutto moltiplicato dall’onnipresenza della politica nei social network, fra link sponsorizzati e post di candidati, elettori e simpatizzanti.

Per un mese e anche qualcosa in più l’immagine, distorta, è quella di un paese realmente interessato alle sorti della propria comunità regionale e comunale. Quando, il più delle volte, con qualche valida eccezione, non si è andati oltre gli slogan. L’emersione dei problemi e non delle soluzioni possibili. Per non parlare delle lotte intestine, nel centrodestra e nel centrosinistra, fra chi ha voluto gridare più alto la capacità di portare la bandiera del riformismo, del conservatorismo, del berlusconismo o, in qualche caso, del populismo, anche becero e fuorviante. Già perché, nessuno ce ne voglia, probabilmente i problemi principali cui si sarebbe dovuto dare una risposta in questa campagna elettorale per le regionali, non erano probabilmente quelli locali e di cortile, questioni delle quali alla Regione poco interesserà e toccherà. Ma temi di interesse più vasto come la sanità, le infrastrutture, le politiche attive per il lavoro e il rapporto con l’Europa, visto che una grande quantità di fondi europei viene filtrato proprio dalla Regione. E tutto questo significa possibilità di rilancio dell’economia, anche locale, opportunità e, in fin dei conti, sviluppo e lavoro.
Invece gran parte dei candidati locali, non tutti per carità, hanno preferito cavalcare le beghe del proprio microcosmo, riportando all’ordine del giorno nuovi e vecchi rancori, per accaparrarsi una preferenza in più, un voto di lista in più. Il tutto in una campagna elettorale che non ha vissuto grandi sussulti se non, appunto, quelli interni alle liste e alle coalizioni. Come se la partita da giocare fosse un’altra rispetto a quella di conquistare la maggioranza in Regione e di far eleggere un governatore. Come se la partita fosse quella per la supremazia locale, fra rottamatori e rottamati, vecchie volpi e outsider, in vista di altri e prossimi appuntamenti elettorali: in primis elezioni legislative e amministrative per il capoluogo di provincia.
Ed in tutto questo poco spazio ha avuto anche il significato che la riforma delle province avrà proprio per il futuro della Regione: che attrarrà sempre più competenze prima degli enti locali territoriali. E che rende la partecipazione al voto di domani, anche per i territori, un appuntamento importante anche per evitare marginalizzazione e isolamento.
Discorso diverso, invece, per le elezioni comunali. Lasciando da parte i piccoli territori, Coreglia e Sillano Giuncugnano, che hanno fatto discorso a sé viste le piccole dimensioni dei Comuni, tutto si è incentrato sulla costa. A Viareggio in particolare dove il secondo commissariamento successivo non ha portato a una diminuzione delle conflittualità in vista di quella che, inevitabilmente e a causa della presenza di un parallelo organismo straordinario di liquidazione, dovrà essere qualcosa di simile a una grande coalizione in cui tutti apportano le proprie idee e soluzioni per uscire dalla fase di dissesto. E la campagna elettorale, soprattutto nelle ultime settimane, si è trasformata in una campagna “contro”. Dal “non passa lo straniero” alla conta di chi ha più sponsor nella politica nazionale agli appelli e all’elenco di firme di questa o di quella categoria di professionisti. Con una larga maggioranza di candidati che ha preferito puntare sul dire quello che non si dovrebbe fare o si dovrebbe evitare, rispetto a progettualità e ipotesi per il reperimento di risorse. Certo, verrebbe da dire, tutti vorrebbero più decoro, più pulizia, meno criminalità, scuole e centri sportivi all’altezza di una città importante come Viareggio. Il punto, e solo qualcuno lo ha toccato, è come fare a raggiungere gli obiettivi in un periodo in cui i rubinetti sono chiusi. E non c’è certo da sperare in un aiuto dal governo centrale, salvo questioni specifiche come il Carnevale.
Si vota anche a Pietrasanta, infine, appuntamento cruciale pure in vista dei prossimi appuntamenti elettorali in Versilia, dopo l’en plein dei Comuni conquistati dal centrosinistra nelle ultime tornate elettorali.
Insomma, dopo tutto questo parlare e in attesa dell’esito del voto c’è da godersi questo momento di silenzio, riflessione e razionalizzazione. Alla fine di un periodo in cui, peraltro, alcuni enti locali, seguendo alla lettera i dettami della par condicio, si sono autoimposti, anche se non direttamente implicati nella tornata elettorale, un silenzio “istituzionale” che, quello sì, al di là di palesi diversità di applicazione e alcuni effetti oggettivamente ridicoli, ha fatto scemare il dibattito, il confronto, l’analisi, su alcune questioni veramente importanti per i cittadini e gli elettori. Peccato che poi, al termine di questo periodo, quello che ricomincerà sarà una comunicazione di dettaglio, dispersiva, sui piccoli temi ed eventi e, raramente, un’occasione di confronto di più largo respiro. Perché non maturano consenso, anzi, aumentano il rischio di dissenso. E nessuno se lo può (o vuole) permettere.
E poi si parla di disaffezione dalla politica e dalla vita pubblica. Anche se non è auspicabile, insomma, un alto antensionismo all’appuntamento di domani non stupirebbe affatto. E le responsabilità sarebbero di molti.
Buon voto a tutti.

Enrico Pace