Fantozzi: “Per Menesini non c’è stato l’atteso plebiscito”

22 settembre 2015 | 07:47
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Fantozzi: “Per Menesini non c’è stato l’atteso plebiscito”

Il centrodestra non sarà relegato al ruolo di “opposizione da bistrattare”, ma avrà il suo peso in consiglio provinciale. Lo sottolinea il sindaco di Montecarlo, Vittorio Fantozzi, dopo l’esito del voto per la Nuova Provincia, secondo cui non c’è stato “l’atteso plebiscito” per Menesini. “Il primo atto da compiere in forma ufficiale – spiega Fantozzi – è fare gli auguri al nuovo presidente della nostra Provincia, ricordandogli ora che il dovere è l’unica attitudine da acquisire, oltre i perplessi cittadini di Capannori, verso tutta la cittadinanza lucchese che non ha avuto il diritto di votarlo o meno”.

“Mentre ci ripromettiamo di fare l’analisi del voto a mente più fredda nelle prossime ore – aggiunge -, il momento ci consente di realizzare la nuova situazione creatasi nelle sue linee più generali grazie ad una serie di elementi che possiamo offrire all’opinione pubblica lucchese, non solo emarginata nel merito ma del tutto disinteressata, quando non amaramente sorpresa, al tema della province che sapeva abolite dal governo Renzi e che ritrova invece dotate, per dirla con le parole del renziano neo presidente, di ‘importantissime’ funzioni. È perfettamente inutile, allora, rimarcare l’esito scontato di questo sistema di voto, che assicurava matematicamente una larga affermazione al Pd – che governa 26 comuni su 33 della provincia – il quale non ha esitato a brindare con lo spumante non una vittoria non conquistata sul campo ma la perdita completa di ogni senso del pudore. Nel merito politico, però, occorre riconoscere come l’atteso plebiscito per Menesini non ci sia stato, anche se i comunicati stampa preparati da giorni sono stati serviti comunque al pubblico lucchese dando prova della scarsa considerazione in cui lo si tiene, e che la stessa unanimità interna al suo stesso partito nei fatti non esista. La mancata elezione del sindaco di Camaiore, vice presidente in pectore della provincia, è la riprova che di unanime nel Pd c’è solo il metodo dell’epurazione politica dei non allineati. Ci torneremo. La risicata distanza nel voto dei presidenti, appena 100 voti quando potevano essere finanche il triplo, rivela inoltre concretamente il limite del gradimento politico della sua candidatura all’interno dello stesso Pd, del quale oggi non fatichiamo più a comprendere la tentazione a formare una lista trasversale con il centrodestra pur di guadagnare una legittimazione altrimenti impossibile in casa. Ed è, in terzo luogo, la mancanza di onestà intellettuale nel voler riconoscere, anzi nello sminuire, il risultato inaspettato e sorprendente del centrodestra – e, ci permettiamo, anche della sinistra – che per due voti non conquista il quarto seggio strappandone uno allo stesso Pd, che sarà domani oppositore alla pari e non certo la consueta minoranza comunale da bistrattare, a rendere meno grande sotto il lato politico l’affermazione di Menesini. Ci sentiamo allora di suggerire un antico adagio al presidente, quel festina lente nel prendere da solo e di fretta le misure per amministrare la provincia di Lucca, proprio in virtù di un mandato che nei numeri non è per niente esclusivo e non è certo quello propagandato della vigilia. Avanti adagio, i lucchesi prima o poi voteranno ancora”.