
Era il 31 gennaio 2006. Le Fiamme Gialle di primo mattino prelevarono in manette l’allora (come oggi) sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni, esponente (come oggi) di Forza Italia. Si consumava, così, l’epilogo di cinque anni di vicissitudini giudiziarie partite da un esposto sulla gestione urbanistica del comune versiliese espugnato da Mallegni (proprio come oggi) con una vittoria elettorale prima nel 2000 e poi nel 2005. L’operazione, con cui si decapitò di fatto l’amministrazione pietrasantina chiudendo per via giudiziaria quella prima parentesi dell’amministrazione azzurra, portò Mallegni nel carcere San Giorgio di Lucca dove rimase nella cella 17 per 39 giorni in carcerazione preventiva. Dopo, ne avrebbe trascorsi ai domiciliari altri 117, ancora nello stesso regime.
Oggi, dieci anni dopo, Mallegni è vicecoordinatore regionale vicario di Forza Italia e ha riconquistato il suo posto di sindaco di Pietrasanta. Oggi, dieci anni dopo, Mallegni è tornato al San Giorgio da uomo libero e innocente – con tanto di sosta a quella che fu la sua cella – per il sopralluogo istituzionale con la delegazione di Forza Italia guidata dal coordinatore regionale Stefano Mugnai e di cui hanno fatto parte anche il Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana Marco Stella e il Coordinatore provinciale di Fi a Lucca nonché Sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti.
Perché? “Perché la storia di Mallegni, che lui oggi ci mette generosamente a disposizione, è paradigmatica del ‘come non si fa’, ovvero di come non va esercitata la giustizia secondo Forza Italia», spiega Mugnai. Ma poi, affinché la pena detentiva abbia il senso previsto dalla costituzione e punti concretamente al reinserimento sociale, serve un ascolto maggiore – proprio come è accaduto oggi al San Giorgio – delle voci, esigenze, esistenze anche, della popolazione carceraria tutta intera: operatori, a cominciare dalla polizia penitenziaria, e detenuti. “Restituire dignità a chi vive in carcere per lavoro o per pena – affermano Mugnai e gli altri esponenti di Forza Italia – deve rappresentare una priorità nazionale, attraverso il recupero in uso di strutture capaci di alleggerire la pressione antropica nelle celle e di garantire dunque condizioni di vita decorose oltre che maggiore e miglior sicurezza, ma anche regionale, con un’attenzione speciale alla sanità carceraria e ai bisogni di assistenza e cura di operatori e detenuti. Perché la pena, di qualunque entità, non porti con sé la rinuncia alla dignità della persona umana”.