
Si inizia a infiammare la campagna per il referendum costituzionale del prossimo ottobre. Il Coordinamento Democrazia Costituzionale, composto da cittadini, e dall’ Anpi, la locale sezione di sinistra italia e di Prc organizza per sabato (12 marzo) alle 16,40 alla Pia Casa una iniziativa pubblica fra i promotori del Coordinamento Democrazia Costituzionale e il costituzionalista Paolo Bianchi. Al termine dell’evento verrà proporto un appello a tutti i cittadini, al mondo della cultura e dell’associazionismo di Lucca “in difesa della Costituzione – dicono i promotori – per votare no al referendum costituzionale”.
“La Costituzione – si legge nell’appello per il no al referendum – nata dalla lotta di liberazione contro il fascismo è sotto attacco da almeno un ventennio. È in atto un processo politico-culturale, che punta alla rottura dei poteri di controllo sull’operato di chi governa, a vantaggio dell’esecutivo. Questo attacco ha subito una bruciante sconfitta con il referendum del 2006 ma si ripropone con la legge di revisione costituzionale e la legge elettorale recentemente approvate. Esse consegnano il potere legislativo e di revisione costituzionale ad una maggioranza parlamentare artificiosamente costruita (grazie a un abnorme premio elettorale) che corrisponde ad una minoranza elettorale riducendo notevolmente il ruolo dei contrappesi istituzionali”.
A presentare l’appello al voto a Lucca molti singoli cittadini tra cui Leo Orsi, Umberto Franchi, Antonio Nannipieri per Sinistra italiana, Giuseppe Rava presidente dell’Anpi provinciale, Manuela Bianchi, Umberto Baldocchi e Mariano Puxeddu. Oltre alle motivazioni constituzionali dal punto di vista referendario di tutela del sistema di bilanciamento dei poteri previsto dalla Carta, durante la presnetazione è stata sollevata la questione del valore politico del referendum, ovvero il fatto che molti cittadini rischino di percepire questo referendum come un meccanismo plebiscitario sul governo. Proprio su questo tema, sia Franchi che gli altri esponenti del comitato presenti hanno spieganto: “Questa è la prima di una lunga serie di appuntamenti che ci porterà fino al referendum. C’è indubbiamente il rischio della valenza politica del voto per il referendum costituzionale, ovvero la questione della destabilizzazione del governo Renzi a livello nazionale. Su questo il comitato per il no – hanno spiegato Franchi e gli altri – il referendum non può essere utilizzato dal premier come strumento per porre la fiducia sull’elettorato, questo è passaggio è pericoloso, anche perché nessuno può utilizzare la costituzione per ribaltare i governi, prima Berlusconi e poi Renzi, Il referendum è solo per la costituzione e il problema nasce proprio dal fatto che Renzi lo ha posto in modo plebiscitario, per misurare il suo consenso sull’elettorato. Una posizione di cui comunque – ha concluso Franchi – sicuramente verrà approfondita la valtuazione durante l’incotro di sabato 12 marzo”.
Secondo il documento firmato dalle associazioni proponenti hanno spiegato i vari esponenti del comitato “L’indebolimento della Costituzione consente ai poteri forti di devastare il contesto sociale, di aumentare le disuguaglianze, di provocare una grave regressione sia economica che occupazionale, riducendo così i diritti civili e i diritti del lavoro, mette a repentaglio lo stato sociale. Inoltre, impoverisce la realtà complessiva della formazione e informazione, civile e culturale del nostro Paese. Tutto questo può portare ad una torsione autoritaria, rendendo inefficace la rappresentanza politica, a vantaggio di un blocco di potere economico, affaristico e finanziario, che è in gran parte responsabile della crisi. Oggi molte forze retrive attaccano la Costituzione perché la considerano troppo protettiva dei diritti, della libertà e dello stato sociale. Essa rappresenta un ostacolo all’affermazione delle politiche europee fondate sui dogmi dell’austerità e dell’ideologia liberista. Più in particolare crediamo – hanno aggiunto i sostenitori del No – che la riforma del Senato non superi il bicameralismo, ma renda solo più confuse e conflittuali le competenze tra Stato e Regioni e quelle tra la Camera ed il nuovo Senato che resterà privo di un ruolo sostanziale, con Senatori che non saranno eletti dai cittadini, ma scelti dai partiti tra i sindaci ed i consiglieri regionali. Riteniamo che la riforma Costituzionale e la nuova legge elettorale fortemente volute dal governo indeboliscano i poteri delle autonomie locali, mentre non vengono minimamente ridotti i privilegi e le indennità dei parlamentari, che per i due terzi verranno nominati dalle segreterie dei partiti. Questa riforma contraddice frontalmente il primo articolo della Costituzione, in cui i padri costituenti stabilirono che la sovranità appartiene al popolo, non che la sovranità emana dal popolo. Ciò fu fatto proprio per evitare il rischio che della sovranità potesse essere investito un gruppo o un singolo. È esattamente quello che vuole realizzare invece questa riforma che da un lato triplica le firme necessarie per i disegni di legge popolari ed aumenta notevolmente le firme necessarie per i Referendum, mentre dall’altro stravolge la volontà popolare, negando l’elettività dei senatori. La legge elettorale della Camera completa l’opera di stravolgimento, attraverso una falsa maggioranza, allargando ancor più le distanze tra il Paese reale ed i suoi rappresentanti. Sono questi i motivi – si prosegue nel documento – per cui riteniamo di dover respingere con forza la riforma costituzionale. La vera questione non è quella della sorte del presidente del Consiglio e del suo governo ma quella della Costituzione italiana nata dalla Resistenza. Ed è per questi motivi che ci appelliamo a tutti i cittadini, affinchè ci sia una forte mobilitazione nei territori, nelle aziende, nelle scuole, nelle istituzioni, al fine di fare vincere il no al prossimo referendum sulla riforma della Costituzione Italiana. Il no al referendum costituzionale sarà anche l’occasione per rilanciare i grandi principi inderogabili sanciti dalla nostra Costituzione chiedendone il rispetto e una vera applicazione”.